La radice verbale dhi della parola sanscrita dhyana, meditazione, significa ‘pensiero profondo’, ovvero capacità di accesso ad un campo energetico generalmente non penetrabile dal soggetto in uno stato di coscienza ordinario.
Studio da anni le dinamiche della coscienza e del comportamento umano e posso dire che per il fenomeno della “crisi del giorno dopo” ci sono rarissimi rimedi, a meno che il soggetto non attivi una forza superiore derivata dalla consapevolezza spirituale e dalla Grazia divina che possono trasformare e riarmonizzare anche l’immagine interiore.
Occorre una disciplina etica e spirituale (sadhana bhakti), con un impegno serio e continuativo sotto la guida di un Maestro esperto e competente, attento anche agli aspetti apparentemente più marginali della coscienza e del comportamento. Quest’immagine interiore non si riesce neppure a scalfire, tanto meno a modificare, se non si attiva una potenza superiore, legata alla nostra essenza o natura più intima. Tutte le qualità dell’anima vanno rievocate e devono diventare il nostro stile di vita sublimando le tendenze psichiche negative. In ogni momento la persona dovrebbe nutrirsi di immagini elevate, legate alla sua identità profonda, imparare a percepirsi in quella identità, trascendendo i tratti vincolanti della personalità egoica.
Come dovrebbe vedersi allora una persona? Certo non dovrebbe valutarsi dall’immagine di sé stessa che vede riflessa nello specchio, un’immagine non ha niente a che fare con il sé, che è solo una percezione temporanea, un’identificazione effimera, un’immagine che non permane nel tempo, e che non sarà più la stessa dopo vent’anni. E nemmeno la persona dovrebbe valutarsi sulla base dell’immagine inconscia che ha di sé, la quale è l’esito di superfetazioni egoiche e di condizionamenti che si sono stratificati sull’identità vera, la natura eterna e spirituale dell’essere, costituita di puro Amore e luminosa Consapevolezza.
Dobbiamo ricercare la nostra identità a livello profondo e i nostri strumenti principali di ricerca e di elevazione saranno la compagnia di persone sagge, la guida e gli insegnamenti di un Maestro competente, l’impegno in una pratica di elevazione costante.
Senza questi strumenti, che ricollegano al Divino ed operano trasformazioni supremamente benefiche e profonde nella coscienza, risulterebbe quasi impossibile modificare definitivamente quell’immagine condizionata ed inconscia che abbiamo sviluppato di noi stessi, gravida di paure, di complessi di colpa, di cicatrici emotive, di rancori e rimorsi.
Le immagini interiori sono la matrice dell’azione, sono il seme di quel che si manifesta all’esterno. Se uno intimamente pensa: “E’ inutile, non ce la farò mai, sono fatto così, quando mai riuscirò a vincere le mie tendenze!” inevitabilmente andrà incontro ad un fallimento: il fallimento immaginato diventa reale, perché siamo noi che modifichiamo e creiamo la nostra realtà con i nostri pensieri, con la potenza della visualizzazione, con l’energetica del desiderio o della paura, con l’immagine che ci siamo fatta di noi stessi.
Appellandosi esclusivamente alle proprie forze individuali sarebbe impossibile penetrare le oscurità dell’inconscio ed elevarsi alle vette luminose della supercoscienza; è indispensabile affidarsi ad una guida superiore, alla propria Istha Devata o Divinità prescelta, alla quali legarsi in intimità: il canto di mantra, la visualizzazione e la meditazione ci permetteranno di entrare nel campo energetico della Divinità alla quale ci uniamo in uno scambio d’amore e che ci sosterrà nella presa di coscienza ed elaborazione di samskara depositati nell’inconscio da tempo immemorabile.
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