C’è anche un emendamento che riguarda i licenziamenti ingiusti che avvengono per ragioni disciplinari. La riforma, nella sua versione originale, prevede che la decisione finale su questi casi spetti al giudice, il quale potrà scegliere se reintegrare il lavoratore al suo posto o riconoscergli soltanto un indennizzo in denaro. Su suggerimento di Confindustria, l’esecutivo ha però deciso di apportare qualche aggiustamento tecnico.
Quale?
Secondo la riforma, il reintegro può essere disposto dal magistrato in 4 casi diversi: quando il fatto non sussiste o il lavoratore non lo ha commesso, quando rientra tra le condotte punibili con una semplice ammenda in base ai contratti collettivi di lavoro oppure secondo le disposizioni vigenti di legge. Quest’ultima espressione, molto generica, era stata introdotta per allargare la nuova disciplina dei licenziamenti anche alla platea dei dipendenti pubblici che poi, invece, sono stati esclusi. Per questo, il governo vuole eliminarla visto che, come ha evidenziato Confindustria, allarga notevolmente la discrezionalità del giudice e rischia di compromettere lo spirito originario della riforma. Si tratta però di sottigliezze.
via blog.panorama.it
Commenti
Posta un commento