Non so sei ai nostri politici, ai nostri tecnici, ai nostri ministri è capitato di recente di prendere un autobus, un tram, di entrare in un bar. Non credo. Si sarebbero subito resi conto che c'è un solo argomento di discussione: l'Imu. Le tasse sulla casa. Secondo argomento: la benzina troppo cara. Non voglio discettare su queste questioni ma quel che è certo è che il governo non sa che fare. Non ha un asso nella manica. Non ha un'ideona, per dirla con Corrado Passera. E dovrebbe essere il governo dei migliori, del meglio delle università, di quelli scelti dal presidente della Repubblica. Il governo presieduta dal numero uno della Bocconi, la più importante università economica del Paese, sta prendendo sonore bocciatura in campo economico. I dati parlano chiaro.
Aveva previsto una decrescita dello 0,4% e caleremo invece dell'1,2 A questo punto verrebbe davvero da riflettere sul reale stato della nostra classe dirigente. Più che riflettere servirebbe un vero e proprio processo. Non di questo governo ma di tutta la categoria che guida il Paese in campo industriale, politico, economico, finanziario. Quel che pare si evinca è un'Italia che a fatica si riprenderà e il cui destino è solo quello di diventare un grande villaggio turistico per tedeschi, americani, giapponesi, cinesi, russi e fra poco indiani e brasiliani, i nuovi ricchi. Se mai ci rialzeremo, tra quattro o cinque anni, che cosa ci aspetta dopo? Non si tratta di Monti o Berlusconi, Bersani o Beppe Grillo. Basta vedere la tv, da trent'anni l'autentico specchio del Paese e non lo strumento per rincoglionirlo. Puoi girare i canali quanto ti pare ma è chiaro che le cose migliori sono su Discovery Channel, Rai Storia e i canali di cartoni animati. Abbiamo esaurito la vera spinta italiana del Novecento: la creatività.
Per interi pomeriggi e per anni interi ci siamo sorbiti Maria De Filippi. Non siamo più in grado di produrre un'idea. Guardate il design, quello italiano occupa ancora un'ala del Moma ma il pezzo più recente ospitato nel museo di New York risale a cinquant'anni fa. Siamo cotti, prendiamone atto. Dal nostro essere bolliti, dalla piena consapevolezza di ciò che siamo oggi, possiamo ripartire e rigenerarci. Se non faremo questo grande processo di autoanalisi non avremo futuro.
O no? Voi che ne pensate?
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