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Grande Oriente d’Italia. Oltre la crisi per ritrovare l’uomo « Dovatu

Interesse collettivo e impegno per un’altra Italia, cittadini di un nuovo tempo. Il ruolo della Massoneria. Convegno tenutosi oggi a Udine alla presenza di oltre 140 persone.

“Essere cittadini è il grande tema del nostro tempo.
Vuol dire responsabilità di costruire, di uscire dai discorsi astratti impegnandosi concretamente per il lavoro, la giustizia sociale, i diritti.
Al nostro Paese serve un progetto di lungo respiro.
Impegno civico e responsabilità come alternativa alla decadenza.
Dobbiamo rilanciare la cittadinanza responsabile, perché recuperare lo spirito comunitario significa non solo contribuire a risolvere i problemi ma anche pensare e agire in nome delle generazioni future.
Cultura, scuola, ricerca, incarnano valori di cui la nostra Costituzione è strada maestra.
Lo sforzo è pensare il ‘noi’, costruire formule di interesse generale”.

Con queste parole, inviate in un messaggio dal Gran Maestro del Grand’Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, si è aperto oggi il settimo seminario di studi massonici “Oltre la crisi per ritrovare l’uomo: cittadini di un nuovo tempo” organizzato dal Collegio circoscrizionale del Friuli Venezia Giulia del Grande oriente d’Italia, dedicato alla memoria del professor Antonio Celotti, figura di spicco della società civile e della massoneria friulana, scomparso a 103 anni nel 2010 e al quale la massoneria udinese dedica un premio biennale rivolto a studenti universitari meritevoli.

Presenti oltre 140 persone e numerose autorità cittadine, fra le quali il vicecomandante della Legione dei Carabinieri del Friuli Venezia Giulia, Luigi Lastellai, i relatori, massoni e non massoni, dopo i saluti del presidente del Collegio circoscrizionale del Fvg, avv. Umberto Busolini e del presidente del collegio delle logge udinesi, dott. Sergio Parmegiani che hanno ricordato la figura di Antonio Celotti , si sono confrontati sul tema del covegno.

Anche l’avvocato Giovanni Cecconi, relatore abituale del convegno massonico udinese, che quest’anno non ha potuto partecipare a causa di un male di stagione, ha inviato uno scritto (letto al convegno) nel quale ha sostenuto che l’attuale crisi è una “travolgente crisi d’epoca” e non una semplice crisi di percorso.
Al riguardo, Cecconi, ha poi affermato che questa crisi chiama tutti a una seria riflessione e impone a tutti i cittadini del mondo la necessità di impegnarsi in una nuova alleanza, in un nuovo spirito di collaborazione.
In questo processo, secondo Cecconi, i massoni “costruttori di storia” hanno un importante ruolo da svolgere, diffondendo sempre più quei principi di tolleranza, di apertura verso l’altro, di profondo lavoro su sé stessi e sulla propria crescita che da sempre contraddistinguono la massoneria universale.

Successivamente , il professor Fulvio Salimbeni, docente di Storia all’Università di Udine, ha iniziato la sua relazione su “Una crisi economica e finanziaria: il compito dell’Educazione”, ricordando come nel pensiero di Giuseppe Mazzini un ruolo fondamentale per il progresso della nazione era assegnato all’educazione e alla cultura.
In tal senso, Salimbeni, ha sottolineato l’errore fondamentale che sta compiendo l’Italia, nel tagliare sempre più i fondi all’istruzione (al contrario di quanto avviene negli altri Paesi europei) e nell’accettare “il continuo e devastante degrado del mondo dell’educazione“, con un progressivo, disastroso calo della cultura di base.
In una situazione simile, dove non solo la lingua e la letteratura italiana sono mal conosciute, ma dove la storia e l’educazione civica sono spesso ignorate, è difficile, secondo Salimbeni, avere cittadini consapevoli e si può spiegare una buona parte della crisi attuale.
“Si tratta, quindi – ha detto ancora Salimbeni – di ripensare radicalmente la riforma della scuola e dell’istruzione” recuperando una visione complessiva e di insieme, che possa superare la crisi profonda della scuola e delle università attuali, dove pur tuttavia resistono alcuni esempi di eccellenza che vengono, però, continuamente ridimensionati e messi in crisi.

E’ stata, quindi, la volta del professor Paolo Virginio Gastaldi, dell’Università di Pavia, che ha sostenuto che nessuna società può durare a lungo se viene meno la “religione civile“, religione che non scomoda nessuna divinità, non fa particolare elucubrazioni teologiche, non prospetta aldilà ultraterreni, rifiuta ogni dogmatismo, ma che implica un pluralismo di valori, con l’obiettivo di migliorare la qualità della convivenza civile: “Un compito che noi massoni – ha aggiunto Gastaldi – oggi sentiamo pressante”. Ricordando che la “religione civile” nacque durante l’illuminismo, rifiutando l’assolutismo politico, le discriminazioni, l’intolleranza, la persecuzione dei diversi, Gastaldi ha spiegato come essa, “oggi, purtroppo ormai quasi sparita”, si pose funzioni pedagogiche con la volontà di creare “cittadini completi” consci di essere fatti di “diritti, ma anche di doveri” e capaci di guardarsi l’un l’altro, per cercare di apprendere dagli altri e migliorare sé stessi. 

Il professor Gian Mario Cazzaniga, ordinario di Filosofia Morale all’Università di Pisa, parlando delle difficili sfide della globalizzazione dal punto di vista culturale ha sottolineato come essa stia creando ovunque società multietniche, multireligiose e multiculturali di difficile integrazione che stanno mettendo in crisi le teorie classiche della filosofia politica e anche gli stessi Stati-nazione il cui rapporto con i propri cittadini è sempre più complesso.
Cazzaniga ha sostenuto che per arrivare a un’effettiva interculturalità bisogna saper “riconoscere l’altro che è in noi“, riconoscendo, ad esempio, l’identità europea come identità nascente da rapporti e apporti culturali plurimi.
“In tal senso, allora – ha aggiunto polemicamente – come si può continuare a pensare di insegnare a scuola la religione cattolica come unica religione a classi (si vedano le elementari) dove gli alunni sono in prevalenza non cattolici?“.
Bisogna, allora, secondo Cazzaniga ricordarsi sempre il monito di Montaigne secondo il quale: “Ognuno chiama barbarie ciò che non corrisponde ai propri usi e costumi” e avere in futuro un atteggiamento aperto che si basi sul recupero del nostro reale passato, ossia quello di un Paese unico nato da una pluralità di culture, religioni e atteggiamenti filosofici.

Il professor Enzio Volli, Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia, sostenendo che ci troviamo in una crisi di valori che sembra non avere fine, ma che non per questo dobbiamo lasciarci andare, ricordando che dalla fine di ogni civiltà ne è nata un’altra.
Quello che, però, secondo Volli, è grave in questa fine della civiltà nata dall’illuminismo, è che essa deriva dall’indifferenza crescente dei cittadini per i propri diritti e per i propri doveri in una crescente “visione mercantilistica della vita“.
In tal senso, Volli ha sottolineato come uno compiti della massoneria sia quello di combattere l’indifferenza e l’apatia, stimolando i cittadini a perseguire i propri i compiti con onestà e impegno, recuperando il valore della comunità.
“La strada – ha concluso – è quella della conoscenza che porta a costruire dentro di noi un precetto morale che ci porti a rispettare gli altri, a rispettare i nostri doveri e ad affermare la fratellanza fra gli esseri umani, senza piegarsi all’indifferenza”.

In chiusura dei lavori, l’avvocato Umberto Busolini ha sostenuto che: “La vera rivoluzione della Massoneria è essere dalla parte dei cittadini. E’ soprattutto in momenti come questi in cui il senso etico e la coscienza civile sembrano essere smarriti – ha continuato- che la libera muratoria deve parlare alla comunità per combattere l’indifferenza, la disattenzione verso la cultura e l’educazione, l’apatia dei cittadini, per scrivere un nuovo vocabolario civile, facendo entrare le coscienze in dialogo fra loro, parlando in nome delle generazioni future e riscoprendo il bene e la responsabilità comune.
La nostra – ha concluso – non è una mano invisibile, ma una mano aperta. Che vuole costruire insieme ad altre energie sane della società.
Scegliamo di porre domande che servono, e di contribuire a indicare metodi di lavoro condivisi per uscire dalla crisi.
Il nostro è un lavoro culturale di lungo periodo, di formazione delle coscienze.
Si possono vendere caserme o tratti di spiaggia, ma non si possono sdemanializzare i valori che fondano il nostro vivere comune.”.

Al termine dei lavori, l’assegno e la targa del premio “Antonio Celotti” sono stati consegnati da Sergio Parmegiani e da Maria Celotti, figlia del compianto primario udinese, alla dottoressa Veronica Toso, laureatasi all’università di Udine e attualmente dottoressa di ricerca in Italianistica all’Università Ca’ Foscari di Venezia e al dottor Mario Abram che sta frequentando il dottorato in Storia delle aree di confine all’Università di Udine.

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