Un uomo di nome Stefania. Un'anima in viaggio by Renzo Samaritani - Reviews, Discussion, Bookclubs, Lists
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Vittoria rated it
Al contrario di quanto ha scritto l'utente Mirrordance la gradevolezza della lettura, la scioltezza, il ritmo incalzante e la costruzione ne fanno un apprezzabile romanzo che ho letto tutto d'un fiato. Sebbene tratti di drammi, è contraddistinto da uno spiccato senso ironico a tratti divertente. Benché il personaggio appaia disorientato e alla continua ricerca di se stesso, (la casualità lo condurrà sino in Nepal ad abbracciare le teorie della reincarnazione) si evince una carica di umanità e profondità d’animo senza eguali.
Per chi ha la mia stessa età è sicuramente un piacevole viaggio nel tempo dal momento che l’accurata descrizione dei fatti, dei personaggi, dei luoghi, del paesino di provincia e la bottega hanno destato singolari ricordi.
Il racconto è suddiviso in brevi capitoli concepiti come semplici momenti; attimi. Come fossero dei brevi fotogrammi di vita.
Scrive l’autore: “i moralismi di campagna mi sembravano ormai meschini e ipocriti e disprezzavo la gente ordinaria come le persone scialbe prive di fantasia, spesso frustrate e pieni di complessi e paure”.
Leggevo in un articolo circa il libro di Renzo: “… il conflitto interiore per capire come si è e cosa si è” Ma io mi chiedo: “chi può dire di avere una ragionevole certezza sul proprio conto?”
Con un delizioso excursus “storico”, meglio dire “preistorico”, l’autore ci ricorda: “il mangiadischi è da considerarsi a tutti gli effetti il vero antenato del walkman. Uno dei più venduti tra il 1975 e il 1988 era il Penny con l’aspetto compatto e i buchi sopra l’altoparlante. Dai colori vivaci come arancione, turchese, rosso verde e giallo, funzionava a batterie e con alimentazione in rete”.
Mi chiedo: “come abbiamo potuto dimenticare il penny e “ti amo” di Umberto Tozzi che mia cugina ascoltava senza sosta per tutto il giorno?”. Da segnalare le dolci-amare poesie che di tanto in tanto creano un emozionante intermezzo tra i capitoli stessi e la descrizione dell’autore, della propria professione e l’impegno sociale che troverete come un’inaspettata sorpresa tra le ultime pagine.(less)
Per chi ha la mia stessa età è sicuramente un piacevole viaggio nel tempo dal momento che l’accurata descrizione dei fatti, dei personaggi, dei luoghi, del paesino di provincia e la bottega hanno destato singolari ricordi.
Il racconto è suddiviso in brevi capitoli concepiti come semplici momenti; attimi. Come fossero dei brevi fotogrammi di vita.
Scrive l’autore: “i moralismi di campagna mi sembravano ormai meschini e ipocriti e disprezzavo la gente ordinaria come le persone scialbe prive di fantasia, spesso frustrate e pieni di complessi e paure”.
Leggevo in un articolo circa il libro di Renzo: “… il conflitto interiore per capire come si è e cosa si è” Ma io mi chiedo: “chi può dire di avere una ragionevole certezza sul proprio conto?”
Con un delizioso excursus “storico”, meglio dire “preistorico”, l’autore ci ricorda: “il mangiadischi è da considerarsi a tutti gli effetti il vero antenato del walkman. Uno dei più venduti tra il 1975 e il 1988 era il Penny con l’aspetto compatto e i buchi sopra l’altoparlante. Dai colori vivaci come arancione, turchese, rosso verde e giallo, funzionava a batterie e con alimentazione in rete”.
Mi chiedo: “come abbiamo potuto dimenticare il penny e “ti amo” di Umberto Tozzi che mia cugina ascoltava senza sosta per tutto il giorno?”. Da segnalare le dolci-amare poesie che di tanto in tanto creano un emozionante intermezzo tra i capitoli stessi e la descrizione dell’autore, della propria professione e l’impegno sociale che troverete come un’inaspettata sorpresa tra le ultime pagine.(less)
Scarna e scarsa la trama, scarso un approfondimento emotivo, scarso il lessico, di nessuna soddisfazione la forma. Fatta molta fatica ad arrivare in fondo. Non solo un libro inutile ma decisamente brutto, sotto molteplici aspetti.
via goodreads.com
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