L’artista milanese ha superato la dipendenza dalla droga grazie alla sua voce e al movimento Hare Krishna
BARBARA GIGLIOLI (MAGZINE)
«Dall’alto Milano è una giungla di cemento. Solo se guardi in lontananza vedi le montagne».
Stefano Rampoldi, in arte Edda, conosce bene la città dall’alto. Fa il ponteggiatore e da lì tutte le cose si vedono meglio, anche se con distacco. Montare ponteggi non è il suo unico lavoro. «Si lavora per guadagnare – dice – ma ormai non lo si fa nemmeno più per quello, non ci sono soldi». Svela dunque il suo segreto: «Mi rifugio nella musica».
Edda suona fin da quando era bambino e il suo sogno era il pianoforte. «Sarei stato decisamente negato», auto-ironizza. E subito dopo confida il vero motivo del suo desistere: «Il pianoforte costava molto, la mia famiglia non aveva le possibilità di acquistarlo». Cambio di rotta sullo strumento da suonare, ma non sulle aspirazioni. A scuola Stefano conosce un gruppo di ragazzi che, come lui, amano la musica. Negli anni Ottanta formano un gruppo: Edda è voce e chitarra. Il gruppo si chiama “I Ritmo Tribale”. In breve tempo la formazione rock raggiunge un livello alto, che i suoi componenti nemmeno speravano. Ma purtroppo non tutto va per il verso giusto. Raggiunto un discreto successo, Edda decide di ritirarsi dal gruppo. «Avevo trentatré anni e mi sentivo un fallito. Mi sembrava che il nostro gruppo fosse arrivato a un momento di stallo e di non ritorno». È un attimo e la vita di Stefano cambia totalmente. A fargli compagnia non è più la musica, ma la droga. Nella vita del cantante inizia un periodo molto difficile. «Quando ti trovi in queste situazioni sai che stai sbagliando ma te ne freghi – confida Edda -. Credo però che in quel periodo nero io abbia trovato nuove motivazioni dentro di me».
Per venir fuori da ogni difficoltà c’è bisogno di qualcosa che ci dia la possibilità di andare avanti, di cambiare la propria vita. Edda ha trovato la via d’uscita nella musica e negli Hare Krishna. L’incontro con il gruppo religioso è stato del tutto casuale ed è avvenuto durante una notte di capodanno, in cui il cantante era abbandonato ai fiumi della droga. «Ho acceso la radio, non sapendo bene quello che stessi facendo. E finii casualmente su Radio Krishna Centrale». Così Edda rimane colpito dalle parole dello speaker. «La mattina seguente ero convinto che fosse stato un sogno, invece la radio era ancora sintonizzata su quella frequenza». Un incontro casuale e un cambio di rotta, che lo porta ad andare in India, perché è lì che Krishna si è manifestato. «Non andrei mai a vivere lì. C’è tanta miseria». E aggiunge: «Tornando a Milano mi sembrava che fosse pulitissima ed ero tentato di dormire sul marciapiede. Vorrei essere un Krishna sulla Luna».
viaLASTAMPA.it: Edda, cantare la città dall’alto dei ponteggi.
via Cult of Soup http://provetecnichevarie.wordpress.com/2013/05/16/edda-cantare-la-citta-dallalto-dei-ponteggi/
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