di Marco Murara (Associazione Astrofili Trentini)
A partire dalla metà dell’Ottocento, si comincia a discutere della possibilità che la Terra abbia o meno un secondo satellite naturale. Le ipotesi più bizzarre e le teorie più fantasiose hanno da allora stimolato nuove scoperte e notevoli osservazioni, dando vita ad una vicenda che giunge fino ai giorni nostri e che rappresenta una pagina di storia dell’astronomia davvero interessante
Nel 1846, Frederic Petit, direttore dell’osservatorio di Tolosa, affermò che era stata scoperta una seconda luna della Terra. Era stata vista da due astronomi, Lebon e Dassier, a Tolosa, e da un terzo, Larivière, ad Artenac, durante la serata del 21 marzo 1846. Petit trovò che l’orbita era ellittica, con un periodo di 2 ore 44 minuti e 59 secondi, un apogeo a 3.570 km dalla superficie terrestre e un perigeo a soli 11,4 km (!). Petit fu ossessionato dall’idea di una seconda luna, e 15 anni dopo annunciò di aver fatto dei calcoli a proposito di un piccolo satellite della Terra, capace di causare alcune particolarità, allora inspiegabili, nel moto della Luna principale. In generale, gli astronomi ignorarono queste teorie, e l’idea sarebbe stata ben presto dimenticata se un giovane scrittore francese, Jules Verne, non ne avesse letto un riassunto. Nel suo celebre romanzo De la Terre à la Lune, Verne racconta che un piccolo oggetto passò vicino alla capsula spaziale su cui viaggiavano i tre coraggiosi protagonisti diretti sulla Luna.
viaLe Lune della Terra – ALTRO GIORNALE.
via Cult of Soup http://provetecnichevarie.wordpress.com/2013/05/11/le-lune-della-terra/
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