Non è una novità che l’amore sia un ingrediente fondamentale per la buona riuscita dei piatti. Che la cucina possa rappresentare un mezzo per arrivare a Dio acquisendo il significato di dono e di devozione dei fedeli, invece, è una piacevole ed interessante scoperta abbiamo fatto curiosando tra le pagine dei libri che parlano della cucina degli Hare Krisna. Per concludere una deliziosa ricetta della cucina “vedica”: il riso basmati con panir fritto, uvetta e pinoli tostati.
Il cibo veloce e preconfezionato che domina la cucina contemporanea ci rende spesso passivi nei confronti del cibo e dell’alimentazione al punto da mangiare più per sopravvivere che per il piacere in sé che questa “pratica” quotidiana ci dovrebbe arrecare. E’ questo l’assunto di base dal quale si snoda la filosofia “vedica” degli Hare Krishna, da cui deriva, a sua volta, la cucina vedica, di origine indiana, totalmente vegetariana.
Si tratta di una cucina che tende a nutrire non solo il corpo ma, anche e soprattutto, la mente e l’anima. Il termine vedico deriva dal termine sanscrito “veda” che significa “conoscenza”. Ciò che distingue soprattutto la cucina vedica dalle altre cucine è la coscienza spirituale di chi cucina per offrire il proprio cibo a Dio. Mentre, infatti, nella maggior parte delle religioni sono i fedeli a chiedere a Dio “il pane quotidiano”, gli Hare Krisna preparano a Krisna detto “l’infinitamente affascinante” , dei pasti definiti Krisna-prasada in segno di adorazione e devozione.
Per questo motivo il movimento Hare Krisna viene spesso chiamato “la religione della cucina” poiché unisce la filosofia al buon cibo. Le pietanze che di norma vengono offerte durante un pasto possono raggiungere un numero illimitato, di norma però, un menù di base prevede un piatto di riso, un piatto di verdure, un piatto di legumi, una chutney ( ossia una sorta di confettura mista di frutta, ortaggi, zucchero , aceto e spezie), un dolce e una bibita rinfrescante.
Le spezie rappresentano il cuore della cucina indiana, sotto forma di radici, cortecce, semi usati interi, schiacciati o polverizzati ( noce moscata, pepe, peperoncino, chiodi di garofano, assafetida, fieno greco, zafferano, cannella, cumino, mostarda nera, zenzero, curcuma, coriandolo, paprika, garam masala, curry).Le erbe sono foglie e fiori freschi, e tra gli altri condimenti è possibile trovare, oltre al sale e succo di limone, frutta secca e acqua di rose. Non si tratta di spezie necessariamente piccanti, infatti l’idea che il cibo indiano sia molto piccante è un luogo comune, in realtà più spesso si tratta di aromi delicati che regalano un inconfondibile sapore e profumo ai piatti.
Altrettanta importanza viene attribuita dalla cucina vedica al latte e ad i suoi derivati, poiché grazie ai suoi poteri nutrizionali viene considerato il più importante tra tutti i cibi, essenziale per lo sviluppo della società civile. Da ciò deriva la protezione e il rispetto per la mucca ritenuta “madre della società umana”. Dal latte di mucca derivano tre elementi essenziali della cucina indiana il ghi (burro) , il panir (formaggio) e il dahi (yogurt).
Ingredienti genuini, spezie profumate, condimenti gustosi , amore per la cucina e rispetto per la vita, questi sembrano essere gli ingredienti principali della cucina vedica in grado di solleticare il palato di chiunque, non necessariamente vegetariano, sia disposto ad ampliare i propri orizzonti gastronomici alla ricerca di sapori speziati in grado di nutrire lo spirito prima ancora che il corpo.
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