Lo Shrimad Bhagavatam celebra Shri Rama ed i Suoi compagni eterni, che Rama porta con sé direttamente dal mondo spirituale come Sita, Lakshman, Bharata, Hanuman. Rama è la manifestazione del Signore supremo in una Sua forma speciale, che rappresenta l’emblema stesso del Dharma.
Oggi leggeremo dallo Shrimad Bhagavatam, canto nono, le avventure di Shri Ramacandra. Shrimad Bhagavatam IX.10.1-22 “I giochi divini di Shri Ramacandra”.
Commentando gli shloka, Shrila Gurudeva Shriman Matsyavatara Prabhu ci spiega:
Vibhishena, fratello di Ravana, era stato esiliato dal palazzo reale e aveva eletto dimora sulla spiaggia davanti al mare. Era stato allontanato perché le sue abitudini sattviche erano sgradite ai rakshasa. Quando vide Ramacandra, Vibhishena riconobbe in Lui una Figura Divina e andò subito ad offrirgli i suoi servigi. “Se volete entrare nella città fortificata di Lanka”, disse a Ramacandra, “vi spiego io come fare”. Mentre Rama accoglie subito Vibhishena comprendendo la sua sincerità e purezza d’intenti, si creano dei malumori tra i generali dell’esercito delle “scimmie”, i quali sospettavano della lealtà di quello che comunque ai loro occhi era e rimaneva il fratello di Ravana. Da notare che nel testo sanscrito le cosiddette “scimmie” di cui si parla qui, non sono definite tali, bensì “esseri simili agli uomini”. Rama spiega loro che Vibhishena aveva scelto il Dharma e che anche in una famiglia di rakshasa possono nascere grandi devoti, come abbiamo visto accadere anche nel caso di Prahlad, figlio di asura.
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