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La scrittrice Helga Schneider intervista il figlio, Renzo Samaritani



Stefania, l'incontro di molti fiumi è il tuo terzo libro. Vuoi spiegarci di cosa parla? 

Nel terzo volume, "Stefania, l’Incontro di molti fiumi", il panorama spirituale e umano della protagonista e dei suoi amici si espande ulteriormente. Stefi e Nirva diventano attivisti culturali/ spirituali e cominciano ad aiutare la gente a evolversi verso un livello superiore di consapevolezza. Vengono a contatto con altre tradizioni spirituali/ religiose e lavorano a tempo pieno per l'evoluzione della consapevolezza planetaria.
Questo tema della nuova era e' diventato sempre piu' popolare e sentito negli ultimi decenni, per vari motivi.
Un numero crescente di persone si sta rendendo conto del fallimento e dei pericoli imminenti creati dallo sviluppo non-sostenibile a livello globale, dei difetti del sistema economico, sociale, politico e culturale dell'occidente, ed e' in cerca di un'alternativa fattibile, che risolva i gravi problemi in cui si trova il genere umano.
Siamo all'alba di un nuovo capitolo della storia umana, e il vecchio stile di vita si sta esaurendo - nel bene e nel male. Stefi e i suoi amici diventano i portavoce dell'inquietudine e delle domande di tutti, ma anche delle risposte e dell'integrazione delle varie prospettive possibili.

Italo Calvino dice che "scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto." Al termine del tuo libro resta qualcosa che poi sarà scoperto nel quarto  che hai già in programma di scrivere?

Certo... il quarto e ultimo volume della storia di Stefi e' gia' in programma, e svelera' delle idee che considero veramente preziose sia per me stesso che per tutti coloro che vorranno raccoglierle e utilizzarle.
Ma di che cosa si tratta, lo scoprirete a suo tempo...

C'è un genere letterario che ti affascina? Hai degli autori preferiti? E c'è un libro che hai letto ripetutamente?

Il libro che mi ha affascina piu' di tutti e' La profezia di Celestino, di James Redfield.
Quando l'ho letto per la prima volta, nella versione italiana, ho subito sentito che parlava di una profonda e urgente verita', di qualcosa che avevo sempre cercato e che volevo esplorare. L'ho riletto un sacco di volte, con una gioia sempre viva, e con sempre nuova ispirazione e soddisfazione.
Mi piacciono anche i brevi testi poetici, che esprimono sentimenti, sensazioni e riflessioni profonde, come le poesie giapponesi, che sono dei piccoli gioielli. Quello che pero' leggo di piu' sono gli articoli di informazione alternativa...

Come ti sei avvicinato alla scrittura e quale posto occupa nella tua vita?

Gia' da qualche anno mi dilettavo a scrivere brevi storie, ma soprattutto a far circolare in vari modi informazione e consapevolezza delle questioni di attualita' e dell'antica conoscenza umana.
Il mio veicolo preferito era la radio, naturalmente, ma usavo molto anche i siti internet, i blog, i forum, i gruppi di discussione in Rete, in cui sono venuto a contatto con molte realta' diverse.
Il Villaggio di Luce, per esempio, e' stato un'esperienza molto interessante, in cui abbiamo approfittato del momento dei gruppi di discussione Yahoo per raccogliere un gruppo eterogeneo di sognatori e ricercatori spirituali, e scambiare esperienze e idee su un percorso che e' stato molto utile a tutti. Ho trovato anche delle importanti ispirazioni, e ho imparato molto sulle tecniche antiche e moderne di catarsi psicologica e spirituale tramite il teatro e la letteratura.
Cosi' e' nata l'idea di lavorare su me stesso in un modo nuovo, creativo, proiettando una mia "personalita' letteraria" che fosse libera dalle limitazioni quotidiane, una specie di "doppelganger" che viaggiasse intrepido nei territori del sogno e delle possibilita', e ne riportasse dei tesori preziosi anche per la mia evoluzione nel mondo interiore reale. Insomma, Stefania aveva la possibilita' di fare qualunque cosa io avessi mai desiderato o sognato, e di esprimerla aiutandomi a focalizzare e visualizzare meglio la mia vita.
Ormai Stefania e' parte integrante della mia vita: un personaggio vivo e reale, la mia migliore amica. Mi ha insegnato a scrivere, ad esprimermi in modo creativo, ed e' stato un regalo di valore inestimabile.

Scrivere significa interessarsi non solo alla propria vita, ai propri sentimenti, ma anche a quelli degli altri. Tu pensi che per uno scrittore la dote dell'empatia sia indispensabile?

Se uno scrittore dovesse percepire, sperimentare e descrivere soltanto la propria vita e i propri sentimenti, il suo lavoro potrebbe diventare un noioso monologo.
L'empatia e' importante non solo nel campo letterario e creativo, ma anche nelle relazioni umane e sociali... bisogna assolutamente incoraggiare la gente ad aprirsi al mondo piu' ampio e alle esperienze di altri.

Tu sei nato da padre italiano e da una madre nata in Slesia, cresciuta a Berlino e rimpatriata nel paese natio del padre, l'Austria. I lettori conoscono l'infanzia difficile di tua madre trascorsa senza amore, con la fame e sotto le bombe della II Guerra mondiale. Sicuramente una madre che, quando ti ha messo al mondo, aveva già alle spalle una vita complicata, piena di problemi e sofferenza. Che influenza ha avuto sul tuo carattere questa madre in un certo senso fuori dai canoni?

Da un lato questa madre“fuori dai canoni” era molto stimolante. Lei scriveva e io fin da piccolo volevo scrivere. Lei amava fotografare e io la imitavo con una macchina fotografica finta. Lei dipingeva e anch'io volevo dipingere, poi mi limitavo a disegnare e con gli amici del cortile vendevamo le nostre "opere" su un panchetto improvvisato davanti al nostro palazzo. Lei trasmetteva alle radio libere e io andavo con lei a occuparmi della  conduzione tecnica. Lei raccoglieva un gruppo di bambini e insieme a me ci portava in una tivù libera per realizzare una trasmissione dal titolo "La tavola verde", per la quale abbiamo anche ricevuto un premio. Lei da piccolo mi trascinava  nelle gallerie d'arte e io mi annoiavo da morire! Ma poi c'è stata la grande ferita, quando lei ha pubblicato un libro che raccontava di sua madre membro delle SS e guardiana ad Auschwitz-Birkenau - mentre io, suo figlio - ne ero totalmente all'oscuro.

Cosa hai provato quando tutti i giornali parlavano di quel libro e di tua nonna definendola “un'aguzzina nazista”?

L'ho vissuto malissimo. Mi sentivo marchiato come nipote di una criminale di guerra quasi anch'io fossi colpevole. Ciò è stato fonte di rancore da parte mia, di conflitti e malessere. Per molti anni ho provato quasi un rifiuto verso mia madre ma poi, elaborando il suo passato, ovvero quello di mia nonna, finalmente ho capito che mia madre soffriva delle ferite che le aveva inferte un regime criminale e una madre egoista che, per servire questo regime, l'aveva abbandonata a soli 4 anni. Non è stato facile per mia madre scoprire a 34 anni che durante il nazismo sua madre è stata complice dello sterminio degli ebrei.)

Ora com'è il vostro rapporto?

Abbiamo fatto un duro percorso per comprenderci a vicenda, attualmente il nostro rapporto è più sereno. Ma    c'è ancora un buon pezzo di strada da percorrere.

Torniamo alla scrittura. Secondo te si può imparare a scrivere? Intendo realizzare letteratura di pregio e non buoni scritti in un perfetto italiano?

Ah, questo e' un punto davvero dolente.
Lo stile di uno scrittore e' l'espressione della sua sensibilita', creativita', passione, e a volte la preoccupazione di evitare quelli che vengono considerati correntemente errori o imperfezioni diventa soffocante. La paura delle  ripetizioni, l'ansia per le modificazioni eufoniche, le scelte per la punteggiatura sono tutte occasioni di confronto con l'editore e la discussione puo' diventare tesa.
Uno scrittore che vuole progredire verso la perfezione deve essere molto umile e disposto ad ascoltare e imparare... e non deve prendersela per le critiche e i commenti negativi, altrimenti e' finita. A volte quello che noi pensiamo sia "stile" e' in realta' un modo di scrivere "strano" e la maggior parte della gente pensera' che sia semplicemente cattivo italiano.
Trovare un buon editore che comprenda e rispetti i nostri gusti e il nostro stile e' una benedizione incredibilmente rara, specialmente quando e' un amico cosi' sincero che e' disposto a fare una brutta figura a livello professionale sorvolando su quelle che per noi sono espressioni di stile e licenze poetiche.
Io devo confessare di essere miracolosamente fortunato...

Scrivi quando ti viene l'ispirazione o il tuo è un lavoro sistematico da tavolino?

Avendo un impiego professionale a tempo pieno oltre alla mia attivita' di scrittore, devo rispettare delle limitazioni di tempo. Quindi lavoro soprattutto nei week-end e durante le vacanze.
E' vero pero' che penso spesso alla storia sulla quale sto costruendo, e prendo appunti quando mi vengono delle buone idee.

Secondo te cosa decreta il successo di un libro?

Il momento giusto della sua apparizione tra il pubblico.
Un libro ha successo quando la gente lo comprende e vi si riconosce - non necessariamente come esperienza personale, ma anche come come proiezione mentale, interesse o desiderio.
Non bisogna pero' dimenticare che ci vuole una buona dose di fortuna - sincronicita', direbbe James Redfield - e tantissimo lavoro, determinazione, pazienza e umilta'.



La cultura, l'arte, sono un'assoluta necessità dell'umanità?

Si', senz'altro.
Naturalmente cultura e arte non devono essere limitate al livello accademico e convenzionale... ne troviamo degli esempi splendidi anche tra le popolazioni che vivono a livello tribale, e tra persone che non hanno percorso la via della scolarizzazione convenzionale e della preparazione professionale in campo artistico.
Dopotutto, cultura e arte corrispondono esattamente a conoscenza ed espressione creativa, e benche' l'argomento possa essere differente a seconda dell'individuo o del gruppo, tutti gli esseri umani cercano la conoscenza e sono capaci di creativita'.

Per finire: secondo te e nella tua personale esperienza, la letteratura procura anche tensione e sofferenza?
Ad esempio: Gustave Flaubert scrive all'amica Louse Colet: "Ottobre 1847, notte di sabato, ore 2: "Lo stile, che è una cosa che mi sta a cuore, mi tende orribilmente i nervi, mi stizzisco, mi rodo. Ci sono giorni in cui ci sto male e la notte ne ho la febbre. Che strana mania quella di passare la vita a consumarsi su delle parole, e a sudare tutto il giorno per cesellare dei periodi. Ci sono volte, è vero, in cui si gode enormemente, ma con quanto scoraggiamenti e amarezze non si paga quel piacere!"

Si', e' vero.
Ma tutto cio' che ha veramente un valore profondo si conquista con tensione e sofferenza. Non solo il lavoro letterario.
Forse, volendo filosofeggiare, e' proprio questo il problema della societa' contemporanea. La gente non e' piu' disposta a riconoscere il valore del lavoro, dell'impegno, del sacrificio, e a tollerare qualche tensione e sofferenza allo scopo di raggiungere uno scopo superiore.

Renzo, malgrado ci troviamo nel 2012 nell'era del computer e di Internet, ti riconosci un po' nelle affermazioni di Flaubert?

Il lavoro su computer e internet consiste per lo piu' nella stesura del testo, ma la nascita delle idee nella mente dello scrittore continua ad avvenire nel solito vecchio modo... il computer da solo non e' capace di fare niente.
Gli esseri umani devono imparare a usare la tecnologia, non ad esserne usati. E' un discorso vecchio ma sempre attualissimo... e - questa e' un'anteprima assoluta - lo inseriro' nel prossimo e ultimo volume della serie di Stefi.

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Helga Schneider Premio Ceppo per l’Infanzia e l’Adolescenza 2015

Alla carriera.

Nata in Slesia nel 1937, Helga Schneider a quattro anni fu abbandonata insieme al fratello minore dalla madre, decisa a divenire ausiliaria delle SS e guardiana nei campi di concentramento. Il suo percorso esistenziale avrebbe potuto trasformarsi in un incubo, e invece è approdato alla salvezza grazie alla scrittura e all’attenta opera di testimone del passato. Dal 1995, anno di pubblicazione con Adelphi de Il Rogo di Berlino – il suo esordio autobiografico, un vero e proprio caso letterario – Helga Schneider è diventata una scrittrice di grande successo, e ha pubblicato numerosi libri spaziando dalla vita vissuta ai titoli per ragazzi. Il filo rosso che unisce tutte le sue storie è il dramma del nazismo, visto attraverso gli occhi dei giovani protagonisti. Ha pubblicato anche: con la casa editrice Adelphi, Lasciami andare madre(2001), L’usignolo dei Linke (2004); con Einaudi, Io, piccola ospite del Führer (2006) e Il piccolo Adolf non aveva le ciglia (2007). Con Salani ha pubblicato i libri per ragazzi: Stelle di cannella (2002), L’albero di Goethe (2004), Heike riprende a respirare (2008), Rosel e la strana famiglia del signor Kreutzberg (2010) e i romanzi per adulti La baracca dei tristi piaceri (2009) e I miei vent’anni (2012).

Motivazione di Ilaria Tagliaferri.

Rogo_di_BerlinoHelga Schneider vince il 59° Premio Ceppo per l’Infanzia e l’Adolescenza 2015 perché ha raccolto una sfida fondamentale per le giovani generazioni: “scrivere di guerra per costruire una cultura della pace che ancora non c’è”. E aggiunge: “i miei libri per ragazzi sono nati con l’impegno di avvicinare i giovani alla Storia del passato e farli riflettere su quello che è stato”. Così parla nella Ceppo Ragazzi Lecture, elaborata per l’occasione: “Scrivere per testimoniare contro ogni sopruso”. Per questo il Ceppo intende quest’anno premiare il valore della testimonianza affiancato a quello letterario nell’opera di una scrittrice che ha saputo narrare non solo l’orrore del Terzo Reich e “di una dittatura che si è resa responsabile di una guerra disumana e sanguinosa”, ma anche il rifiuto della violenza su bambini e adolescenti. La scrittrice, ponendo spesso al centro il tema dell’abuso, sottolinea che oggi è vissuto come un tabù del quale è difficile parlare ai ragazzi, mentre è necessario confrontarsi apertamente con esso – anche attraverso la scrittura e la lettura – per imparare a riconoscerlo e a difendersi.
Nata in Slesia nel 1937, Helga Schneider a quattro anni fu abbandonata insieme al fratello minore dalla madre, decisa a divenire ausiliaria delle SS e guardiana nei campi di concentramento, fra cui Auschwitz. Il suo percorso esistenziale avrebbe potuto trasformarsi in un incubo, e invece è approdato alla salvezza grazie alla scrittura e all’attenta opera di testimone del passato, pubblicando numerosi libri per adulti e ragazzi: il filo rosso è il dramma del nazismo, visto attraverso gli occhi dei giovani protagonisti. Ma fondamentali sono per lei le figure femminili: madri, figlie, ragazzine e bambine in lotta per riconquistare la dignità umana, che la guerra ha spazzato via. Guerra, madre, discriminazione, abuso, fuga, natura sono in sequenza le sei parole chiave che sintetizzano vent’anni e oltre di successi, da quando Il rogo di Berlino (Adelphi 1995) fu un eclatante caso letterario; da allora, lo sguardo privilegiato resta pur sempre quello dell’infanzia: i bambini sono i protagonisti assoluti, come se una parte di lei non fosse mai cresciuta “per non dimenticare”, come risponde Helga bambina al nonno Opa, mentre esita a uscire dalla cantina dove ha vissuto momenti drammatici che segneranno per sempre la sua esistenza.



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