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In nomine Satan. Riflessioni sul film di Emanuele Cerman


via Byline

Il film di Emanuele Cerman sulle Bestie di Satana è stato una sorpresa inaspettata. In questi anni nessuno, né in TV né sui giornali né addirittura nelle pubblicazioni specializzate, aveva dato una versione diversa rispetto a quella ufficiale di una setta satanica, capeggiata da Nicola Sapone e Paolo Leoni, che ha ucciso 4 ragazzi innocenti, ed è sospettata di decine di omicidi nel Varesotto; temevo quindi che anche questo film ripetesse i soliti luoghi comuni triti e ritriti sulle Bestie di Satana.

Temevo soprattutto che il film presentasse persone a cui mi sono affezionato, come Paolo Leoni, dipengendole come serial killer sanguinari.

La mia ottica è ovviamente molto particolare. Dopo mesi che mi occupo di questa vicenda mi sono convinto che i ragazzi siano stati incastrati e siano innocenti, e che i veri assassini siano da cercare altrove e siano persone insospettabili; tutta l’operazione è un complotto cui hanno partecipato i procuratori, alcuni avvocati, e molti giornalisti. Ovviamente procuratori, avvocati e giornalisti non sono i veri manovratori di tutta l’operazione; questi sono solo pedine di manovratori molto più in alto di loro.
Essendo questa mia visione molto particolare, tutto mi sarei aspettato tranne di ritrovare queste mie convinzioni trasposte in un film.
Andiamo con ordine.

Riassumo i punti del film che mi hanno colpito, avvertendo che alcuni dialoghi potrebbero essere un po’ distorti in quanto vado a memoria, e non ricordo certo le singole parole o i singoli dettagli.

1) Ogni personaggio nel film ha il suo vero nome, sia pure distorto. Pizzi e Masini, i PM, diventano Pozzo e Maselli. Volpe diventa Lepre. Chiara Marino diventa Sara Martino. Fabio Tollis diventa Flavio Lolli. E così via. E ogni personaggio ha esattamente il ruolo che aveva nella realtà. Sfilano quindi tutti i personaggi a noi noti, dal padre di Fabio Tollis, alla mamma di Chiara Marino, Volpe, Maccione, Sapone, la Ballarin, ecc.

2) La trama del film scorre attraverso i ricordi di Andrea Volpe. Si narra quindi di una setta che fa riti e uccide, più o meno come la dipingevano i giornali e come, oggi, la dipingono alcuni dizionari di satanismo, che arrivano addirittura a descrivere l’organigramma (inesistente) della setta, i gradi e i ruoli.

3) Qui allora arriva la prima straordinaria sorpresa. Zampollo e Monterosso sono assenti, come sono assento Massimo Magni e Pietro Guerrieri. Perché questa scelta, di inserire solo alcune persone e lasciarne fuori altre? Il motivo mi pare evidente. Perché il regista ha capito che queste persone non c’entrano, e che la setta satanica è tutta un’invenzione, come dirà esplicitamente il demonio in persona al PM: “sono sempre stato qui, mi hai cercato fuori, ma io sono sempre stato accanto a te”.

4) Paolo Leoni diventa Enrico Leone e ha un ruolo particolare nel film. E’ membro della setta, ma viene ucciso. Il messaggio è chiaro. Paolo Leoni è una vittima, non il capo, come l’hanno descritto giornali e programmi TV.

5) Molto particolare rispetto alla realtà ufficiale, è la ricostruzione del delitto di Golasecca. I giornali e gli atti processuali hanno parlato di un omicidio effettuato da Volpe su ordine di Sapone, e sostengono che la testa di Mariangela Pezzotta (scarnificata e mancante di una parte) sia stata mangiata dai cani. La notte del delitto poi Volpe chiamò Sapone per aiutarlo a disfarsi del cadavere. Nel film, invece, Sapone non compare invece per niente, e al contrario si evidenzia che i cani non potevano aver mangiato la testa di Mariangela, ma era stato effettuato un rito ben preciso, che il regista chiama “il morso del serpente”. E’ la prima volta che sento dire da qualcuno – e correttamente a mio parere – che quella notte fu fatto un rito sul cadavere.

Ad un livello superficiale ci si potrebbe fermare qui.
Il film però presenta un secondo livello di lettura, quello simbolico, che è molto più profondo e comprensibile solo a chi conosce il simbolismo massonico, rosacrociano e templare.
Tra simboli esoterici ed alchemici, il film ci racconta quindi una realtà completamente diversa da quella ufficiale, assolutamente corretta, a mio parere.

- A Golasecca i PM trovano un bafometto templare. Il che è un’invenzione, se andiamo a guardare le cronache o gli atti processuali; ma è la realtà se andiamo ad analizzare la vicenda dal punto di vista esoterico. Il regista ci sta dicendo che è al templarismo e al rosacrocianesimo che dobbiamo guardare per capire la vicenda.

- Non a caso la prima vittima si chiama Angela De Rosa, ed è quella che dà il via alla serie di omicidi. La rosa ricompare ancora, questa volta sul diario di Chiara Marino ove è messa bene in evidenza una rosa rossa, inquadrata sulla scena quando la madre chiude il diario. Quasi a voler mettere una firma. Ancora la rosa ricompare nel dialogo che Satana fa in sogno al procuratore, quando gli dice più o meno: “il bene e il male dipendono dalle stesse forze; gli elementi fanno crescere allo stesso modo tanto la rosa quanto l’ortica; dipende solo dal seme se questo si trasformerà in bene o in male”. La firma della rosa Rossa nella vicenda delle Bestie di Satana, mi pare ce la veda anche il regista, specie considerando che, esotericamente, un fenomeno deve essere ripetuto tre volte per avere effetti e non essere considerato casuale.

- Il delitto di Golasecca viene raccontato due volte. Ogni volta, mentre Volpe uccide Mariangela, dietro di lui, esattamente sulla sua testa, compare una stella a 5 punte, inquadrata in modo evidentissimo, a lungo, e senza possibilità di equivoci. Ma non è la stella rovesciata, ovverosia la stella satanica. E’ invece la stella a 5 punte, massonica, e dentro alla stella c’è quello che, almeno a prima vista, mi è sembrato un occhio massonico. Il messaggio è chiaro. E’ un delitto massonico. E’ quello che ho detto a Paolo e Marco in un recente lettera: “Non è un omicidio compiuto da due drogati… quella notte è successo dell’altro, completamente diverso dalla versione ufficiale. Se non fosse che Sapone ha ammesso di essere stato a Golasecca quella notte, francamente avrei dubitato pure che fossero stati Volpe e la Ballarin”.

- Un capolavoro il discorso finale. Il capo della setta confessa e dice al procuratore: “Quello che non avete capito è che noi abbiamo agito così per difenderci dalle vostre regole, perché Satana è in voi, nelle vostre case, nel vostro mondo pieno di regole. Ma voi ora siete contenti, perché avete me, il vostro capo espiatorio. I veri satanisti siete voi.”
Concetto confermato dal demonio in persona, che appare in sogno al procuratore e gli dice sostanzialmente: “tu mi hai cercato fuori di te, invece io sono sempre stato accanto a te”.

- Particolare attenzione merita la scena finale, ove il demonio entra nella casa del procuratore, per impossessarsi definitivamente anche della famiglia del PM Pozzo.
Siccome ho sempre odiato chi svela i finali dei film, non spiegherò i particolari. Mi limito a dire che il poliziotto introduce il demonio a casa del PM, e il fatto che il poliziotto sia proprio impersonato dal regista mi pare un messaggio ben preciso, che sono portato ad interpretare così: “Caro PM, tu hai manipolato la realtà, condannando degli innocenti perché avevi il potere, come magistrato, di stravolgere i fatti; io ho il potere, come regista, di riportare in equilibrio la realtà, evidenziando come il male provenisse da te, e ripristinando, per quanto è possibile, la verità sia pure in forma simbolica.”

Il discorso finale, quello di Sapone al procuratore, col messaggio esplicito che contiene, mi ha quasi commosso perché è esattamente ciò che penso io, e che con Paolo Leoni stiamo faticosamente cercando di far emergere.

Il film era quindi, dal mio punto di vista, semplicemente perfetto, equilibratissimo in ogni componente. Il regista è riuscito a rispettare i familiari delle vittime e le vittime stesse, ma senza infangare i nomi di coloro che sono stati presentati come colpevoli.
Ogni particolare del film non era casuale, ed era tratto o dalla cronaca o – incredibili a dirsi – dalla realtà (quella che nessun giornale o nessun programma TV ha mai raccontato). L’opera è quindi un perfetto mix tra la realtà immaginaria dei mass media, la verità processuale, e la verità reale, quella nascosta.
Certamente io, come avvocato di Paolo Leoni, potrei essere considerato di parte, e quindi non credibile. In realtà chi mi conosce sa che non difenderei mai una persona colpevole, e il mio scopo è solamente quello di cercare la verità, tanto è vero che Paolo Leoni, dandomi mandato per la difesa, ha precisato per iscritto che mi autorizza a portare al processo qualsiasi argomento, anche quelli che andranno contro di lui e che potrebbero nuocergli, purché la verità venga a galla.

E questo film mi è sembrato un messaggio chiaro del regista diretto ai ragazzi che voglio tradurre così:
“Cari Marco, Eros, Paolo. Molta gente ha capito. Io ho capito. Questo film è dedicato a voi. Più esplicito di così non potevo essere, ma la verità la sanno in molti.”

Una notazione di costume finale. Un film con simboli templari e rosacrociani dove poteva essere trasmesso in prima visione se non al cinema L’Aquila, in via L’Aquila 66 (aquila che è simbolo di San
Giovanni, e quindi dei Rosacroce)?

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