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Piccioni, gabbiani e topi a Roma: ignorate per anni le vere cause dell'invasione

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Roma è invasa da gabbiani, piccioni e topi. La capitale si trova di fronte al problema da anni, i cittadini si lamentano, il Comune cerca di fare qualcosa ma a quanto pare non si è ancora giunti ad una soluzione. Forse perché si continuano ad ignorare le vere cause dell’ ‘invasione’.

E’ delle ultime ore la notizia del piano Ama da 1 milione e 250 mila euro per triplicare gli interventi rispetto all’emergenza topi a Roma, con la possibilità di aumentare le derattizzazioni fino a circa 6000.

Gli interventi previsti riguardano ‘l’invasione di specie infestanti e problematiche’, topi prima di tutto, senza dimenticare la presenza sempre più frequente di piccioni e gabbiani. Quando arriva l’emergenza si tenta come sempre di correre ai ripari e a farne le spese sono gli animali.

Se Roma è invasa da topi, gabbiani ed altri ospiti indesiderati un motivo c’è, e si tratta della cattiva gestione dei rifiuti. E’ normale che la spazzatura e soprattutto i resti di cibo e i rifiuti organici attirino gli animali alla ricerca di qualcosa da mangiare. Dunque la colpa dell’invasione è innanzitutto ‘nostra’, o meglio, di chi non si sta prendendo cura di gestire i rifiuti come si deve.

A Roma non solo è frequente incontrare dei gabbiani (bellissimi, tra l’altro) posati sulle auto parcheggiate, ma nei parchi di tutta la città stanno aumentando anche i parrocchetti, per via del clima mite, o per meglio dire, dei cambiamenti climatici.

Il problema per Roma, come dicevamo, non è nuovo e chi vive nella capitale di sicuro lo sa bene. Infatti già nel 2009 il Comune di Roma sul proprio sito web rendeva nota la presenza di decine di milioni di residenti ‘inaspettati’ per la capitale, cioè di numerosissimi esemplari di gabbiani reali, cornacchie grigie, gheppi e perfino falchi pellegrini presenti sul territorio in un numero ben maggiore rispetto agli abitanti.

Già nel 2009 a Roma almeno 80 specie diverse di volatili si trovavano alla ricerca di un equilibrio per sopravvivere in ambiente urbano. Dato che gli spazi verdi nel corso dei decenni sono diminuiti a vista d’occhio a causa dell’avanzata del cemento, i volatili e altri animali non hanno potuto fare altro che provare ad adattarsi al nuovo ambiente.

Sempre nel 2009 Fulco Pratesi parlava dell’argomento sul suo blog e riferiva di almeno 300 coppie di gabbiani presenti a Roma, che però avrebbero potuto essere anche un migliaio. I primi nidi di gabbiano sono stati avvistati a Roma nel 1984. Evidentemente negli ultimi 30 anni la situazione è ‘degenerata’.

Nel 2012 avevamo cercato di fare il punto sull’invasione di gabbiani a Roma, riportando - con un sorriso amaro - le reazioni dei cittadini che si sentivano disturbati dai loro schiamazzi:

“Sò troppi, nun ce fanno dormì”.

In quell’occasione l’Enpa era intervenuta per precisare che i gabbiani non sono pericolosi e non possono minacciare in nessun modo i cittadini romani. Ovviamente il comune buonsenso raccomanda di non avvicinarsi troppo né ai gabbiani né ai loro nidi. Tutti gli animali reagiscono per istinto se si sentono minacciati e noi non abbiamo nessun diritto di disturbarli.

Come già sottolineato, gabbiani e altri animali ‘indesiderati’ si sono adattati alla vita di città fino a trasformare le aree urbane in luoghi dove crescere e riprodursi e dove trovare una fonte di cibi inesauribile e facilmente accessibile: i nostri rifiuti.

Dal punto di vista della difesa degli animali i piani di abbattimento dei gabbiani o di altri ospiti considerati scomodi sono inaccettabili. Bisognerebbe invece agire sulle cause. L’unico vero modo per diminuire l’invasione di gabbiani, topi e piccioni è probabilmente quello di ridurre i rifiuti a loro disposizione in modo che debbano andare altrove per trovare del cibo.

Senza dimenticare che, a nostro parere, con volatili tipici delle città come i piccioni è possibile stabilire una convivenza serena e pacifica: ad esempio bisognerebbe porre delle restrizioni sulla distribuzione di cibo, inserire dei predatori naturali e curare meglio l’igiene pubblica.

Perché bisogna sempre attendere le emergenze per intervenire?

Marta Albè

Leggi anche:

"GLI UCCELLI" DI HITCHCOCK A ROMA: UN'INVASIONE DI GABBIANI IN CITTÀ

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