La realtà è che lì, tra Galatone e Nardò, nel pieno del magnifico Salento, in Puglia, esiste sì una discarica per inerti e rifiuti speciali non pericolosi che può anche fungere da discarica "monomateriale di rifiuti non pericolosi per smaltimento di materiali da costruzione contenenti amianto eccedenti le 10 tonnellate", come previsto da un Decreto del ministero dell'ambiente del 2010.
Ed è così che in queste ore oggetto di un'autentica polemica sono diventate TOT tonnellate di terreno contenente "piccoli frammenti di eternit", che proviene da un intervento di bonifica ambientale effettuato in Sicilia, e incapsulato in sacchi ermetici "bigbags".
La "Rei - Recupero ecologico inerti srl" con sede a Lecce, la società proprietaria dell'impianto che si trova in contrada Vignali-Castellino, a Galatone, avrebbe ricevuto, da parte della ditta che sta effettuando la bonifica , una richiesta di disponibilità ad accettare e smaltire a norma di legge quei materiali. E' per questo che la stessa società avrebbe depositato all'Agenzia Marittima locale un'istanza per richiedere alle autorità competenti i pareri e le autorizzazione necessarie ad "un eventuale trasporto di tali rifiuti a mezzo nave con approdo al porto di Gallipoli".
"In seguito ad un contatto telefonico con la Capitaneria di Porto di Gallipoli ho accertato che a questa mattina non esiste una richiesta di approdo, che peraltro viene fatta mediamente all'autorità marittima entro le 24/36 ore precedenti all'arrivo della nave, di navi con carico di inerti contaminati da amianto", le parole dell'Assessore alla Qualità dell'Ambiente della Regione Puglia Lorenzo Nicastro.
Nulla di definito e deciso, quindi. O almeno così pare. Ma proteste e malumori da parte degli ambientalisti e di alcune forze politiche non sono mancati.
In una nota congiunta, il Pd di Galatone e il movimento "Insieme per Galatone" chiedono alle istituzioni di scongiurare un "disastro ambientale annunciato" prima che la nave attracchi al porto di Gallipoli. Anche il presidente di "Italia Destati", Sandro Quintana, sostiene che "Gallipoli non può essere terra d'approdo di materiali pericolosi per l'ambiente e la salute dei cittadini" perché così si metterebbe a rischio anche il carattere puramente turistico della zona.
Intanto, gli uffici competenti della provincia di Lecce garantiscono verifiche e controlli sia sul sito che in relazione al "conferimento per tranquillità di tutti ed a tutela della salute dei cittadini e della matrice ambientale".
Insomma, la "patata bollente", ovviamente desta preoccupazioni e polemiche non da poco. E che le tonnellate siano 5mila o 25mila poco cambia. In base alle attuali conoscenze scientifiche riguardo ai danni causati alla salute dall'inalazione di fibre di amianto, infatti, non esiste alcun livello minimo di soglia al di sotto del quale vi sia sicurezza: la massima concentrazione accettabile di fibre deve essere pari a zero (Aea - Associazione esposti amianto).
Germana Carillo
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