Cinzia Gubbini - 25.06.2012"Che faccia da culo che aveva sul tg una falsa e ipocrita… spero che i soldi che ha avuto ingiustamente possa non goderseli come vorrebbe… adesso non sto più zitto dico quello che penso e scarico la rabbia di sette anni di ingiustizie…". Parole piene di odio. Parole di Paolo Forlani, uno dei quattro condannati - fino al terzo grado di giudizio - per l'omicidio del giovane Federico Aldrovandi, diciotto anni, morto a Ferrara il 25 settembre del 2005. Proprio l'altra settimana la Cassazione ha scritto la parola fine: Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri hanno ucciso Federico Aldrovandi, provocando il suo soffocamento a causa di una condotta violenta e imprudente.
Una cultura violentaE' l'ora del silenzio? Neanche per idea. Uno dei quattro poliziotti coglie la palla al balzo e annuncia "adesso mi sfogo io dopo sette anni di ingiustizie". Lo sfogo avviene sulla pagina Facebook dell'associazione Prima Difesa. I commenti sono stati intercettati e rilanciati sul social network da persone che sono vicine alla famiglia di Federico e ne sostengono la causa. La pagina Facebbok di Prima Difesa ha cancellato i post "incriminati". Ma non ha fatto i conti conti con l'attivissima pagina, sullo stesso Social network, dedicata a Giuseppe Uva (un altro morto ammazzato mentre era in custodia della polizia) i cui amministratori, previdenti, hanno salvato la schermata dei post (1, 2, 3). E' scoppiato un putiferio. Perché non si tratta di spiegazione su quanto successo quella sera, posizioni ragionevoli. No. Se qualcuno ancora non l'ha capito, tra chi ha assalito Federico quella notte a Ferrara c'è chi ha una mentalità violenta, una cultura che non ha alcun rispetto né per le istituzioni né per il dolore di una famiglia. E, dunque, sono insulti contro la famiglia di Federico, in particolare contro la mamma del ragazzo. Non solo Forlani, ma anche altri personaggi che frequentano il profilo Facebook di Prima Difesa: terribile il commento di un tale Sergio Bandoli "La madre, se avesse saputo fare la madre, non avrebbe allevato un 'cucciolo di maiale', ma un uomo". Forlani ovviamente non si dissocia, e neanche Simona Cenni, presidente di Prima Difesa e colei che ha aperto la pagina dell'associazione su Facebbok - e si ritiene ne sia l'amministratirce. Anzi, qualche post più giù di questa terribile affermazione, Paolo Forlani fa osservazioni da reduce del Vietnam: "Vedete, gente, non puoi fare 30 anni questo lavoro e essere additato come assassino solo perché qualcuno è riuscito a distorcere la verità. Io trovo chiunque a leggere gli atti e a trovare una prova che Federico è morto per le lesioni che ha subito". Davvero incredibile, dopo cinque anni di processi Paolo Forlani non ha ancora capito che è stato condannato non perché ha ammazzato Federico di botte (altrimenti l'imputazione sarebbe stata direttamente per omicidio preterintenzionale, e a quest'ora Forlani e i suoi tre colleghi sarebbero in galera invece di sfogarsi sui social network) bensì perché schiacciando a terra il corpo di Federico hanno provocato la rottura del fascio si Hicks, causando un infarto.
"E' colpa dei genitori"Ma non c'è niente da fare. Per Paolo Forlani la causa di tutto quello che è accaduto il 25 settembre non sta nella "impeccabile" condotta degli agenti, bensì nel fatto che Federico sarebbe stato un tossicodipendente, e quindi ovviamente per colpa della "cattiva educazione" dei genitori. Ecco qua un'altra chicca: "Noi paghiamo per le colpe di una famiglia che pur sapendo dei problemi del proprio figlio non hanno fatto niente per aiutarlo. Paghiamo per gli errori dei genitori". Simona Cenni, che ha attraverso la sua associazione garantito in Appello e in Cassazione la difesa dell'avvocato-sper star Niccolò Ghedini per l'agente Monica Segatto, continua ad ignorare il commento sul "cucciolo di maiale" e invece dà manforte a Forlani, e ai suoi commenti sulla famiglia Aldrovandi "Federico faceva uso di sostanze stupefacenti, alcol, mamma e papà sapevano...Dormiva dal nonno Federico e non a casa dei genitori". E, poi, nello stesso post, ancora un po' di demenziale infangamento del nome di una famiglia: "E Federico ha dato tanto alla famiglia...DUE MILIONI DI EURO...Riposa in pace ragazzo, sapendo che se la tua famiglia ti avesse aitutato saresti ancora vivo". Un commento agghiacciante, che riceve ben tre "mi piace" nell'allegra comitiva della pagina Facebook di Prima Difesa. I due milioni di euro sono il risarcimento che la famiglia di Federico, compreso il nonno, il fratello, gli zii, hanno ricevuto dopo la sentenza di primo grado. Una cosa normale per chi è vittima di un tale abuso.
Ce l'hanno anche col manifestoNei post post sentenza della Cassazione, ovviamente non mancano - in un perfetto continuum culturale, si potrebbe dire - commenti anche contro i "comunisti" e il manifesto. Quello di Forlani è secco: "VERGOGNATEVI TUTTI COMUNISTI DI MERDA". Simona Cenni, invece, in un post ancora visibile apre la conversazione dicendo che "Oggi in tribunale due giornalisti del manifesto mi hanno riconcorso nei corridoi dicendomi che sono choccati che esiste una associazione che fìdifende le forze dell'ordine e le forze armate". Come no, chi scrive e Checchino Antonini (che non è un giornalista del manifesto, anche se l'articolo sulla sentenza della Cassazione lo ha pubblicato su questo giornale) hanno rincorso la signora Cenni per i corridoi del tribunale con il preciso intento di comunicarle le proprie convinzioni...In verità quello che è stato chiesto a Cenni è ciò che tutti si chiedono: chi ha pagato Ghedini? Cenni ha spiegato che esiste un pool di avvocati, di cui fa parte anche il difensore di Silvio Berlusconi, che difendono personale delle forze dell'ordine "per la causa" e ricevendo solo un rimborso spese dall'associazione Prima Difesa. C'è da credere che non vengano pagate grandi cifre se è vero, come risulta dal sito internet, che l'unico sostegno economico, a parte i tesseramenti, viene da un negozio di tecnologia di Pesaro... Nessuno pensa che sia strano che esista un'organizzazione che difende i diritti armati delle forze di polizia (esistono, per esempio, i sindacati). Certamente abbiamo espresso sconcerto quando Simona Cenni ha affermato che è necessario "difendere i diritti umani dei poliziotti della Diaz", cioè gli agenti che hanno partecipato al massacro avvenuto nella scuola di Genova durante il G8 la notte del 21 luglio 2001.
La famiglia querelaLa famiglia di Federico ha dato mandato ai suoi legale di querelare Simona Cenni, Paolo Forlani e Sergio Bandoli. La cosa viene segnalata anche sulla pagina Facebook Prima Difesa: "La mamma di fEderico ci ha querelati" e poi "Per favore non commentate". Ma a un tale Roberto Syd commenta "Vorrei poter dire la mia ma si vede che come persone non possiamo esistere". Forse non sa che il re delle querele è proprio Paolo Forlani, il quale ha querelato più di una volta Patrizia Moretti. Tutte archiviate.
via ilmanifesto.it
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