Concludendo che proprio il benessere degli animali è una questione riconosciuta a livello mondiale e una preoccupazione valida per la morale pubblica, il panel ha ritenuto che l'Unione europea avesse ragione nell'adottare misure commerciali in grado di limitare e affrontare questo problema, come avvenuto con il divieto europeo di prodotti derivati dalla foca (Reg. CE 1007/2009). Il regolamento europeo, però, non ha superato la prova della World Trade Organisation completamente: le deroghe concesse non sono "imparziali" e dovrebbero essere riviste.
L'UE aveva esentato prodotti di foca risultanti da cacce Inuit o altre cacce aborigene, così come la caccia praticata per proteggere gli stock di pesca. Ma, in generale, si tratta di un'ottimo passo in avanti, come conferma Sonja Van Tichelen, Direttore dell'IFAW UE: "la relazione del panel Wto è una vittoria per le foche, per il benessere degli animali e per gli europei. I leader dell'Europa possono essere orgogliosi di essere riusciti a proteggere le foche, rappresentare le esigenze dei loro cittadini e rispettare gli obblighi dell'UE nell'ambito del Wto contemporaneamente. E non era un compito facile ".
Ora il risultato è appellabile. Se non i saranno appelli entro la fine di gennaio, la sentenza diventerà parte della giurisprudenza della Wto, mentre l'UE dovrà modificare le leggi per portarlo in linea con la relazione del panel. Il governo di Ottawa, però, ha fatto già sapere di avere intenzione di impugnare la decisione, sottolinea la Lav.
"Si tratta indubbiamente di un risultato storico – dichiara Simone Pavesi, responsabile LAV Campagna pellicce – I cacciatori di foche contavano di fare cadere il bando europeo con l'intervento del WTO ma così non è stato. Ora sarà nuovamente la Commissione Europea a dovere intervenire per correggere le incongruenze evidenziate circa l'applicazione del divieto, ma ormai è certo che non c'è più alcuna possibilità di riaprire il mercato ai prodotti ricavati dalla caccia commerciale delle foche".
Il Wto ha così fissato un principio importantissimo. "Un principio secondo il quale – spiega il direttore scientifico dell'Enpa Ilaria Ferri – gli scambi internazionali e le leggi che li regolano non possono ignorare il peso che assumono le valutazioni e motivazioni di natura etica. Il pronunciamento del Wto apre quindi uno scenario decisamente interessante, soprattutto per quanti da anni si impegnano a favore di un commercio "cruelty free", e potrebbe dare luogo, noi ce lo auguriamo, a un "effetto domino" anche per altri prodotti fabbricati causando il massacro di migliaia di animali".
Per leggere il rapporto completo dell'OMC clicca qui
Roberta Ragni
Foto Stewart Cook/Rex Features
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