Lo ha detto un funzionario del Governo, Wang Shiyuan, mettendo in evidenza un problema, quello dell'inquinamento della terra, che finora è rimasto oscurato dall'allarme sull'eccessivo smog e sulla contaminazione delle acque.
Ma l'inquinamento terrestre sta diventando sempre più diffuso e sta guadagnando l'attenzione dell'opinione pubblica e dei mass media, anche per via dei recenti scandali alimentari (basti pensare alla scoperta del riso contaminato da alti livelli di cadmio venduto nella metropoli di Guangzhou). L'area interessata da questo problema rappresenta circa il 2 per cento dell'intera superfice coltivabile cinese, ma, secondo alcuni scienziati, le stime governative sono troppo ottimistiche.
Sarebbe ben più elevato, infatti, il numero di terre non più coltivabili. Si parla addirittura di un quinto del totale. Come si è arrivati a tanto? Facile capirlo, se si pensa alla crescita esplosiva dell'industria cinese, all'uso eccessivo di prodotti chimici agricoli e alle misure di tutela ambientale praticamente inesistenti. Tutto questo ha lasciato che le campagne venissero contaminate da piombo, cadmio, pesticidi e altre tossine pericolose per ambiente, animali e uomo.
Wang, comunque, rassicura ( anche se fornire alcun dettaglio specifico): il governo sta lavorando a un piano a lungo termine e prevede di spendere diverse decine di miliardi di yuan per le bonifiche. Un possibile approccio potrebbe essere quello di piantare alberi o altra vegetazione per assorbire i metalli pesanti dal terreno. Se non ci riuscirà, in ogni caso, non solo la catastrofe ambientale peggiorerà, ma la Cina non saprà più garantire abbastanza cibo alla sua popolazione in continua crescita.
Roberta Ragni
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