Come previsto, la sua prima esperienza sulla neve, immortalato in un video ormai viral, è assolutamente adorabile.
Le immagini del piccolo impacciato e buffo orsetto, una delle ultime leve delle strutture adibite alla cattività degli animali, lasciano un sorriso amaro sulla bocca. E ci obbligano a ricordare Winner, l'orso polare dello zoo di Buenos Aires ucciso dal caldo e dai rumori,e Knut, l'amatissimo orso dello zoo di Berlino tragicamente scomparso anzitempo.
Avrebbe avuto almeno 15 anni di vita davanti se avesse vissuto da orso libero e invece è morto a soli 4 anni, sotto gli occhi dei visitatori. Si trattò presumibilmente di un annegamento a seguito di un collasso. Era diventato una star, in una deprecabile operazione mediatica che ha fruttato migliaia di euro sfruttando la sua condizione di prigioniero.
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Le responsabilità di tutto ciò sono evidenti. Chiunque abbia gioito o festeggiato per quel batuffolo bianco ha contribuito alla sua schiavitù e alla sua stessa morte, così come per quella di tutti gli animali rinchiusi negli zoo. Ma la storia si ripete. Ed ecco il nuovo fenomeno mediatico che parte da Toronto.
Cosa abbiamo imparato? Non abbiamo capito che non possiamo gestire la vita di animali nati per essere liberi? Oggi come ieri, purtroppo, è necessario ancora chiedersi cosa ci facesse un orso polare a Berlino. O a Buenos Aires. E cosa ci fa adesso questo piccolo cucciolo a Toronto ad assaporare la sua prima esperienza con neve e ghiacchio che dovrebbero essere il suo unico e solo habitat naturale.
Roberta Ragni
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