In questa fabbrica degli orrori, che opera apertamente, si massacrano oltre 600 individui ogni anno. Finiscono come ingrediente per zuppe di squalo, cosmetici o rimedi "naturali" per la salute. La rivelazione shock arriva a seguito di un'investigazione di quattro anni da parte del WildLifeRisk, un'associazione che tutela la biodiversità con sede a Hong Kong.
"Siamo andati a Pu Qi tre volte negli ultimi tre anni, e ogni volta la scala della strage era davvero sconcertante. Come queste creature innocue, questi giganti gentili degli abissi, possano essere massacrati in questo modo, su scala industriale, è da non credersi. E 'ancora più incredibile che questa carneficina avvenga per realizzare oggetti non essenziali, quali rossetti, creme per il viso, integratori e zuppa di pinne di squalo ", spiegano Alex Hofford e Paul Hilton di WildLifeRisk.
L'indagine ha rilevato anche che innumerevoli squali elefante e grandi squali bianchi, due delle tre specie attualmente più tutelate dalla CITES, vengono trasformati industrialmente in prodotti esportati verso Stati Uniti, Canada e Italia, in violazione della convenzione internazionale.
Basandosi sui filmati girati sotto copertura e sulle registrazioni audio, gli attivisti sostengono che gli squali balena che finiscono nella fabbrica vengono catturati al largo della costa della Cina, nel Mar Cinese Meridionale. Per questo WildLifeRisk chiede alle autorità internazionali di fare in modo che la Cina rispetti gli accordi internazionali in questa attività illegale subito, prima che questi animali siano spinti ancor di più verso l'estinzione. Queste creature valgono molto di più vive che morte.
Roberta Ragni
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