Monsanto utilizza sostanze velenose per l’uomo e gli animali nel trattamento delle proprie sementi? L’allarme è nato dalla pubblicazione online dell’immagine di una confezione di sementi Monsanto da parte di Food Warrior Network . Secondo quanto riportato sulla confezione, i semi sono stati trattati con sostanze velenose e non devono essere utilizzati per l’alimentazione umana, per i mangimi o per la produzione di olio.
Chi sostiene che le sementi Ogm non presentino differenze o pericoli per la salute rispetto ai semi naturali, forse dovrebbe ricredersi. Sul web e sui social network le discussioni sono aperte. Dall’immagine pubblicata su Facebook, sembra proprio che siano le stesse multinazionali ad ammettere i rischi legati agli Ogm e al trattamento delle sementi con sostanze nocive.
Secondo quanto riportato da Natural News, diverse tipologie di sementi commerciali – sia Ogm che convenzionali – riportano avvertenze che vietano l’impiego di semi trattati con sostanze tossiche per l’alimentazione umana e animale. Qui trovate, ad esempio, le indicazioni di Basf per quanto riguarda i semi trattati con l’insetticida Axcess. Per le coltivazioni di grano, orzo, avena, segale, miglio e sorgo trattate con questo prodotto è prevista una vera e propria quarantena, che vieta l’avvicinamento degli animali ad esse.
Le sementi trattate con sostanze pericolose rappresentano una minaccia sia per l’ambiente che per gli animali, comprese le specie in via d’estinzioni. Le sementi trattate con il prodotto Signet 480 FS di Nufarm , ad esempio, sarebbero tossiche per i pesci, gli uccelli, gli invertebrati acquatici, le ostriche e i gamberi. Qui le avvertenze al riguardo.
L’impiego di sostanze tossiche per il trattamento delle sementi, Ogm e non, dovrebbe spingerci a riflettere maggiormente sulla necessità di supportare un’agricoltura il più possibile naturale, basata su prodotti innocui per l’uomo e per gli animali, oltre che rispettosa dell’ambiente proprio a partire dalla scelta dei semi. La diffusione degli Ogm risulta in evidente controtendenza con il desiderio di un’agricoltura più pulita.
Marta Albè
Fonte foto: facebook.com
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