È uno dei primi sequestri in Italia per maltrattamento di pulcini destinati all'allevamento di polli. L'ipotesi di reato che ha portato al salvataggio di 74 pulcini di un allevamento intensivo è quella di maltrattamento: rischiavano di finire in un tritacarne perché "imperfetti".
Una fine terribile che documenta la drammatica realtà del sistema produttivo e alimentare basato sull'allevamento. Qui quasi totalità dei pulcini maschi, non potendo deporre le uova, quindi essendo inutile, viene soppressa alla nascita. Stessa drammatica sorte per tutti i pulcini che presentano dei "difetti", allevati negli allevamenti di polli da carne.
Tra i metodi più spietati c'è quello di infilarli ancora vivi in una sorta di tritacarne a lame. Si tratta di un metodo pensato nel nome del profitto, perché le aziende trovano antieconomico dar da mangiare a dei pulcini che diventeranno dei polli, ma con una crescita troppo lenta e quindi antieconomica secondo i criteri di questa assurda zootecnica intensiva. È uno dei motivi che spinge sempre più persone a scegliere uno stile di vita vegan e cruelty free, privo di derivati animali, uova comprese.
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Ma questi piccoli sono stati fortunati, almeno loro. Sono stati salvati e curati, iniziando il cammino per una vita serena. "Il nostro intervento ha salvato decine di animali – afferma Roberto Bennati, vicepresidente della LAV – E' inaccettabile che i pulcini inidonei vengano considerati merce da scartare: colpevoli di essere nati maschi o per altre motivazioni, il loro destino in un allevamento di polli è spesso segnato. Si tratta di una prassi, nel mondo zootecnico, e di una pratica indegna, da impedire senza se e senza ma!"
Roberta Ragni
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