Le chiusure temporali alla pesca del pesce spada sono solo su carta e la pesca illegale in Mediterraneo continua ancora a fare stragi. Lo provano i documenti della Commissione Europea rivelati da Oceana, associazione internazionale che si dedica esclusivamente alla protezione degli oceani nel mondo.
Gli ispettori UE della pesca, in missione nelle regioni dell'Italia meridionale durante marzo del 2013, hanno documentato lo sbarco e la vendita illegale di spada fresco sul mercato italiano anche durante il periodo di chiusura della pesca.
Mentre i rappresentati degli Stati Membri si incontrano a Bruxelles per discutere la posizione dell'UE sulla gestione di specie altamente migratorie quali tonno rosso e pesce spada, questi documenti rivelano come la flotta italiana clamorosamente violi le attuali misure internazionali di pesca in vigore.
Secondo il rapporto, sono state commesse le seguenti infrazioni durante la chiusura della pesca, iniziata il primo marzo: diffusa presenza di pesce spada del Mediterraneo sul mercato, sia di individui sottotaglia che adulti; sbarchi fino a 2 tonnelate al giorno per barca; mancanza di documenti necessari: logbook, dischiarazioni di sbarco; totale mancanza di intervento da parte delle autorità deputate al controllo.
Ecco la prova della totale violazione della chiusura alla pesca, una misura internazionale giuridicamente vincolante stabilita nel 2011 dalla Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico (ICCAT). Inoltre, il rapporto mostra come la mancata applicazione del regolamento favorisca l'entrata sul mercato locale di pesce spada pescato illegalmente a prezzi elevati fino a € 30/kg.
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E pensare che, purtroppo, il pesce spada in Mediterraneo è sovra pescato da oltre un decennio. Questo stock è pescato senza nessun limite di cattura da una flotta autorizzata di oltre 12,000 imbarcazioni di cui il 90% battono bandiera europea. Le chiusure temporali della pesca non sono sufficienti a consentire la ripresa dello stock, specialmente considerando che 75% delle catture sono composte da inidividui di pesce spada giovanili che non avranno mai l'opportunità di riprodursi.
Per questo Oceana esorta l'UE a proporre al prossimo meeting ICCAT, che avrà luogo dal 10 al 17 novembre a Genova, misure in linea con l'obblighi legale dell'UE di raggiungere livelli di gestione della pesca sostenibili entro il 2015 o 20120 al più tardi. Se queste misure non vengono messe in atto e adottate all'ICCAT di quest'anno, non sarà possibile raggiungere questo obiettivo.
"L'UE dovrebbe essere la prima a richiedere all'ICCAT misure di gestione atte a garantire il recupero del pesce spada in Mediterraneo dal momento che detiene il 90% della flotta che pesca questo stock e ha un obbligo legale sancito dalla PCP di gestire gli stock a livelli che consentano di produrre il rendimento massimo sostenibile (MSY) entro il 2015 o il 2020 al più tardi" fa notare Maria Jose Cornax, responsabile per la campagna pesca a Oceana Europa. "Al contrario, questo rapporto mostra che l'UE – e l'Italia in particolare – pesca, sbarca e vende illegalemente questa specie già pesantemente sovrapescata".
Roberta Ragni
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