Nel 2014 in Italia si sono consumati quattro ecoreati ogni ora, pari a circa 80 al giorno. Che in un anno sono 29.293. Un giro d'affari enorme: si parla di 22 miliardi, 7 in più rispetto al 2013. Colpa del malaffare del settore agroalimentare, con un fatturato che ha superato i 4,3 miliardi di euro. Sono questi i numeri dell'edizione 2015 del Rapporto Ecomafie.
Il 2015 verrà certamente ricordato per il ddl ecoreati. Attesa per oltre 20 anni, la legge introduce nel codice penale quattro nuovi reati: il delitto di inquinamento ambientale, il delitto di disastro ambientale, il delitto di traffico ed abbandono di materiale di alta radioattività e il delitto di impedimento del controllo.
Ma intanto i dati relativi allo scorso anno sono a dir poco allarmanti. Sono aumentate le infrazioni nel settore dei rifiuti (+26%) e del cemento (+4,3) alimentate dal fenomeno della corruzione. Numeri molto elevati anche nell'agroalimentare con 7.985 illeciti nel racket degli animali.
I reati
Rifiuti. Secondo quanto emerso da Ecomafia 2015, il vero boom di infrazioni è stato accertato nel ciclo dei rifiuti, con 7.244 reati, quasi 20 al giorno. Elevato anche il numero di inchieste di traffico organizzato di rifiuti, ben 35 nel 2014.
Un aspetto che valica anche le frontiere visto che i traffici di rifiuti corrono lungo le rotte internazionali soprattutto per i materiali di scarto destinati illegalmente al riciclo o a un approssimativo recupero energetico: rottami di auto e veicoli soprattutto (38%) per il recupero dei materiali ferrosi, scarti di gomma e/o pneumatici (17,8%), e poi metalli, plastica, Raee e tessili.
Cemento. In aumento anche i reati accertati nel settore del cemento, 5.750 (+ 4,3%), con la Campania in testa col più alto tasso di illegalità, seguita da Calabria, Puglia e Lazio. Brutte notizie arrivano anche sul fronte dell'abusivismo edilizio. Secondo l'Istituto di ricerca Cresme Consulting, nel 2014 si parla di circa 18mila nuove costruzioni fuori legge, circa il 16% del nuovo costruito, con un giro d’affari che supera il miliardo di euro.
Agroalimentare. È stato questo, nel 2014, il settore più redditizio per le ecomafie con un fatturato, tra sequestri e finanziamenti illeciti, che ha superato i 4,3 miliardi (l’anno prima era intorno ai 500 milioni) per 7.985 reati accertati. Nel racket degli animali le forze dell’ordine hanno verbalizzato ben 7.846 reati tra bracconaggio, commercio illegale di specie protette, abigeato, allevamenti illegali, macellazioni in nero, pesca di frodo, combattimenti clandestini e maltrattamenti: in totale sono state denunciate 7.201 persone, arrestate 11 e sequestrati 2.479 tra animali vivi e morti. La maglia nera spetta alla Sicilia.
Altro capitolo scottante è quello degli incendi che se da una parte fa registrare cali, dall'altra aumenta la superficie boschiva finita in fumo: dai 4,7mila ettari del 2013 si è arrivati ai 22,4 del 2014.
Non passano di moda neanche i reati ai danni di aree tutelate da vincoli paesaggistici e archeologiche, musei, biblioteche, archivi, mercati, fiere e altri luoghi a rischio.
Ecco la classifica:
Dove
È la Puglia ad avere il poco lodevole primato col maggior numero di reati di tutto lo Stivale. Per il centro è ancora il Lazio la regione peggiore, al Nord è la Liguria mentre la Lombardia è al top per le indagini sulla corruzione.
In generale, cresce l'incidenza criminale nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa - Puglia, Sicilia, Campania e Calabria -, dove si sono consumati oltre la metà dei reati. Ma in calo i numeri in Campania (-21% circa), dovuto forse ai tanti riflettori accesi di recente sulla regione, in aumento gli illeciti in Puglia, col 15,4% dei reati accertati (4.499), 4.159 denunce e 5 arresti.
Roba da professionisti
L’ecomafia cresce: sono 24 i clan monitorati ad oggi ma vanno oltre i confini nazionali. Non si tratta solo di piccoli criminali ma di veri e propri professionisti del malaffare con radici profonde anche nel mondo della politica.
Secondo la direttrice nazionale di Legambiente Rossella Muroni: “Quella del 2015 è una data straordinaria l’anno della legge che introduce finalmente nel codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente, che punisce chi vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi. Uno strumento fondamentale per combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è diventata il principale nemico dell’ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti. La corruzione può servire per ottenere un determinato provvedimento o più semplicemente per far voltare dall’altra parte l’occhio vigile del funzionario, l’ultimo e traballante anello di una lunga catena di legalità. C’è bisogno allora dell’applicazione della legge sugli ecoreati, ma anche di un complessivo cambio di passo, verso un paradigma economico più giusto e in grado di sollecitare nuova fiducia, partecipazione e trasparenza, perché non ci si rassegni a pensare al malaffare come a un male senza rimedi”.
Francesca Mancuso
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