Povertà, disoccupazione, carenze igieniche e nutrizionali, alcolismo sono solo alcuni dei mali che affliggono le riserve in cui risiedono gli ultimi discendenti dei nativi americani. Spinta dal desiderio di onorare le proprie origini indiane, Rochelle Ripley si dedica da sedici anni a migliorare le loro condizioni di vita, attraverso l'organizzazione no-profit hawkwing.
Nata da una famiglia multietnica e cresciuta sulla East Coast degli Stati Uniti, da piccola Rochelle Ripley era affascinata dai racconti che le faceva la nonna, appartenente alla tribù indiana dei Lakota e originaria del South Dakota: attraverso di lei, la bambina veniva a conoscenza di storie e tradizioni che parlavano dell'intima armonia del cosmo, della magia e della saggezza insite nella natura, del legame profondo che unisce tutti gli esseri viventi.
Poco prima di morire, la nonna chiese alla piccola Rochelle di prendersi cura del suo popolo e la bambina le promise che lo avrebbe fatto. Quarantacinque anni più tardi, in procinto di diventare a sua volta nonna, Rochelle Ripley si è ricordata di quella antica promessa ed è partita per il South Dakota, per riscoprire le proprie radici indiana e conoscere da vicino la tribù dei Lakota.
La Cheyenne River Sioux Reservation si trova in una zona molto isolata, a ben tre ore di auto dalla città più vicina. Vi abitano circa 6.000 nativi americani, le cui condizioni di vita, povere, precarie e insalubri, colpiscono profondamente Ripley, facendole sentire l’urgenza di agire.
Nella riserva, infatti, i tassi di povertà e disoccupazione sono altissimi, le dipendenze da alcol e droghe sono molto frequenti e numerose persone soffrono di malattie quali il diabete e l’asma, dovute all’alimentazione povera e poco varia e alle condizioni malsane delle abitazioni. Il tasso di suicidi, tra la popolazione nativa, è molto elevato.
Mettendo a frutto la sua esperienza professionale, sedici anni fa Ripley fonda la no profit hawkwing, che si occupa di rifornire di beni e servizi la tribù dei Lakota, lavorando insieme a loro per migliorare le condizioni di vita nella riserva e offrire ai più giovani un’educazione e delle prospettive per il futuro.
Sin dall’inizio, l’associazione si è occupata di distribuire alimenti freschi ai nativi, attraverso la creazione di una banca del cibo, in modo da garantire loro una dieta il più possibile varia e completa e combattere l’insorgere di alcune patologie, quali il diabete. Periodicamente, hawkwing si dedica anche alla riparazione e alla ristrutturazione delle abitazioni, troppo spesso insalubri e fatiscenti.
Ripley e i volontari dell’associazione riforniscono regolarmente gli abitanti della riserva di elettrodomestici, giocattoli, libri, capi di abbigliamento, vitamine e di tutto ciò di cui c'è bisogno: secondo le stime, in questi sedici anni di attività, hawkwing ha permesso di portare ai Lakota beni e servizi del valore complessivo di circa 9 milioni di dollari.
Con il passare del tempo, il progetto di Ripley è diventato ancora più vasto e articolato, grazie anche alla collaborazione con altri enti e associazioni: nella Riserva sono sorte delle cliniche in grado di garantire ai Lakota cure mediche e dentistiche e dei centri specializzati in salute mentale.
hawkwing promuove anche diverse attività dedicate ai bambini e un piano per favorire l’istruzione e l’avviamento professionale dei più giovani, in modo da offrire loro delle prospettive concrete e aiutarli a costruirsi un futuro.
“Siamo tutti figli di questa Terra” – dice oggi Ripley, ricordando i preziosi insegnamenti della nonna Lakota – “e dobbiamo lavorare insieme per far sì che tutti abbiano l’opportunità di vivere una vita decente.”
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Per la sua dedizione all’antico popolo dei Lakota, Rochelle Ripley è stata inserita dalla CNN nella Top 10 del premio Hero of the Year: tutti i finalisti potranno essere votati sul sito del network entro il prossimo 15 novembre e il vincitore verrà proclamato il prossimo 6 dicembre.
Lisa Vagnozzi
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