Ce la farà Csinska? La cavalla ungherese affetta da Aie, anemia infettiva equina, si è vista dapprima condannata a morte nel suo Paese di origine – dove per legge gli animali sieropositivi devono essere abbattuti – e poi ha ricevuto un secco rifiuto da parte del nostro Ministero della Salute per essere ospitata al Centro autorizzato gestito da IHP-Italian horse protection onlus (nonostante la sua patologia nel nostro paese non equivalga a una condanna a morte).
È per questo motivo che è scattata la petizione su Change.org indirizzata al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. L’iniziativa prende spunto dall’intervento della LNDC-Lega nazionale per la difesa del cane, che ha lanciato un appello a favore di Csinska, rivolto alle nostre autorità sanitarie e all’Ambasciata di Ungheria in Italia e invita i cittadini a fare altrettanto.
“Poiché la Direttiva 156 del 30 novembre 2009, in merito agli scambi intracomunitari di cavalli – documenta infatti Piera Rosati, presidente della Lega per la Difesa del Cane – concede la possibilità di deroghe che al momento sono utilizzate solo per mandare i cavalli alla macellazione o per spostamenti da e per gli ippodromi. Mi appello quindi a Lei (si rivolge alla Lorenzin, ndr) affinché, almeno per una volta, si conceda una deroga al fine di salvare un animale invece di condannarlo a morte o allo sfruttamento, mostrando un concreto amore e rispetto per la vita di una creatura senziente che non ha colpe e non rappresenta un pericolo per nessuno”.
Anche l’ENPA-Ente nazionale protezione animali e Progetto Islander sono in mobilitazione perché Csinska, sieropositiva sì ma sana, non vada ingiustamente incontro alla morte.
Lo stesso Silvio Borrello, direttore generale della Sanità animale e del farmaco veterinario, ha chiesto, anche attraverso la nostra Rappresentanza italiana a Bruxelles “che le autorità sanitarie ungheresi sospendano l’abbattimento in attesa di trovare una idonea soluzione”.
Intanto domani, in seno al Comitato che si riunirà a Bruxelles, il rappresentante italiano chiederà alla Commissione un proprio intervento mentre, alla luce della normativa vigente, è chiaro che non sono possibili deroghe per il trasporto da un Paese all’altro: il veterinario ungherese dovrebbe dichiarare che l’animale è esente da malattie previste dalla dir. 2009/156 e rilasciare apposito certificato.
Insomma, si tratta di applicare almeno per una volta una deroga, decisamente diversa da tutte quelle che troppo spesso si concedono a chi della vita degli animali ne fa un vero e proprio commercio. A noi non resta altro che appellarci alla bontà delle nostre istituzioni sanitarie e firmare qui la petizione.
Germana Carillo
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