Tonico Benites, uno dei leader della tribù Guarani del Brasile, non ci sta e si è messo in viaggio per mezza Europa per richiamare l'attenzione sul triste "lato oscuro del Brasile", proprio in vista delle Olimpiadi di Rio di questa estate.
“La situazione che devono affrontare i popoli indigeni viene nascosta e messa a tacere - spiega Tonico. Il Brasile sta dimostrando di trattare bene i suoi popoli indigeni, ma in realtà le persone interessate alle Olimpiadi non sanno che c'è un sacco di ingiustizia e di violenza contro le popolazioni indigene, e le nostre terre vengono rubati ... Ecco, questo è il momento per noi di mostrare alla gente i lato oscuro del Brasile”.
Le terre dei Guaranì sono state praticamente rubate e occupate da proprietari terrieri e sostituite da piantagioni di canna da zucchero e di soia, mentre gli indigeni sono stati lasciati sui bordi delle strade e in riserve sovraffollate dove soffrono di malnutrizione, di malattie di ogni genere e pure del più alto tasso di suicidi al mondo. I bambini muoiono di fame e i leader vengono assassinati uno ad uno dai sicari al soldo degli allevatori.
E non è la prima volta che le popolazioni indigene del Brasile soffrono di situazioni simili. Già nel 2014, in occasione della Coppa del Mondo, furono sottratte agli indigeni terre e risorse faticosamente conservate negli anni.
Ora Il viaggio di Tonico, supportato da Front Line Defenders e Survival International, lo ha portato in Irlanda, al Parlamento europeo a Bruxelles e a Londra, dove ha raccontato la sua storia al quotidiano The Guardian, ha risposto a migliaia domande sul sito Reddit e ha parlato agli studenti delle scuole.
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Di supporto a Tonica è la campagna di Survival International “Fermiamo il genocidio in Brasile!” che ha tre obiettivi: proteggere le tribù incontattate dell’Amazzonia (i Kawahiva per esempio), porre fine alle violenze e al furto della terra Guaranì nel Brasile meridionale e fermare il PEC 215, un emendamento costituzionale che potrebbe minare seriamente i diritti territoriali indigeni, rappresentando la catastrofe per le tribù di tutto il paese (se adottato, darebbe ai proprietari terrieri l’opportunità di bloccare il riconoscimento di nuovi territori indigeni e smembrare quelli già esistenti.
Insomma, togliamo la corteccia dorata dei Giochi Olimpici del 2016 e accettiamo di conoscere il lato oscuro del Brasile, perché ciò che manca dall'immagine popolare che si ha del Paese Carioca è il trattamento scioccante che riserva ai suoi popoli.
Gli stadi e tutte le arene sono costruiti su terra indiana, e gran parte delle ricchezze deriva dalla espropriazione inflitta alle popolazioni indigene e al furto delle loro terre. D'altronde, è già successo in passato: il Maracanã, il più famoso stadio di Rio costruito per i Mondiali del 2014, ha comportato lo sfratto di un gruppo di 70 indiani da 17 diverse tribù, che stavano occupando una villa abbandonata del 19° secolo. La loro casa è stata distrutta per far posto a un parcheggio gigante e alla costruzione di un museo del calcio, mentre gli indiani avrebbero voluto che almeno diventasse un centro per la conservazione della culturale indigena.
Tutto questo crea solo tanta sofferenza e una grave perdita del patrimonio umano.
Germana Carillo
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