Secondo uno studio della Columbia University programmare una pizzata con 3 mesi d'anticipo è un'ottima idea
Programmare la propria vita è quasi sempre una buona idea, la spontaneità è sopravvalutata.
Gli autori di un recente studio della Columbia University sostengono che è più facile essere creativi nel proprio lavoro – e anche più sereni di spirito – se si programmano le pause piuttosto che fermarsi quando se ne ha voglia.
Chi mi legge regolarmente avrà riconosciuto uno dei temi che mi sono più cari: programmare la propria vita è quasi sempre una buona idea, la spontaneità è sopravvalutata, e chi si vanta di essere “totalmente spontaneo” è una persona da evitare (anche se a livello di rapporti sociali non costituisce un problema, perché non rispetta mai i progetti fatti insieme). Insisto su questo, perfino in presenza del maggiore ostacolo a qualsiasi programmazione, cioè un bambino di sei mesi, perché lo scopo di un piano non è rispettarlo religiosamente, ma non dover decidere che cosa fare la prossima volta che ci si trova davanti a una scelta.
Anzi, probabilmente un piano di lavoro è ancora più importante se la nostra vita è piena di eventi imprevedibili che richiedono attenzione immediata, perché una volta superato il momento di crisi saremo troppo confusi per prendere una decisione saggia. Lasciate perdere il carpe diem, meglio il carpe horarium, evviva il piano di lavoro.
...continua su (clicca qui).
Gli autori di un recente studio della Columbia University sostengono che è più facile essere creativi nel proprio lavoro – e anche più sereni di spirito – se si programmano le pause piuttosto che fermarsi quando se ne ha voglia.
Chi mi legge regolarmente avrà riconosciuto uno dei temi che mi sono più cari: programmare la propria vita è quasi sempre una buona idea, la spontaneità è sopravvalutata, e chi si vanta di essere “totalmente spontaneo” è una persona da evitare (anche se a livello di rapporti sociali non costituisce un problema, perché non rispetta mai i progetti fatti insieme). Insisto su questo, perfino in presenza del maggiore ostacolo a qualsiasi programmazione, cioè un bambino di sei mesi, perché lo scopo di un piano non è rispettarlo religiosamente, ma non dover decidere che cosa fare la prossima volta che ci si trova davanti a una scelta.
Anzi, probabilmente un piano di lavoro è ancora più importante se la nostra vita è piena di eventi imprevedibili che richiedono attenzione immediata, perché una volta superato il momento di crisi saremo troppo confusi per prendere una decisione saggia. Lasciate perdere il carpe diem, meglio il carpe horarium, evviva il piano di lavoro.
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