La data della nascita di Gesù contesa
«S’ode a destra uno squillo di tromba;
A sinistra risponde uno squillo…»
Ma non è il coro della tragedia Il Conte di Carmagnola di Manzoni che, alla fine del II atto, commenta la battaglia di Maclodio (1427) dove i Veneziani, guidati da Carmagnola, hanno sconfitto i Visconti.
Sono astrologi e astronomi presi a scrutare il cielo del giorno di nascità di Gesù a Betlemme di Giudea, indisposti a sostenere che sia avvenuta il 25 dicembre, sotto il segno zodiacale del Capricorno. Essi affermano, forti di loro indagini e calcoli, che Gesù è nato invece sotto il segno dei Gemelli. Ma è una battaglia sul filo di articoli su giornali e siti web, che non destano tanto scalpore, anzi proprio per niente. Vedremo che già da tempo è lo stesso simbolico Carmagnola nelle vesti di un personaggio famoso del 1500, il quale si erge a far luce sulla fatidica data di nascita del Redentore, in contesa col paganesimo romano poiché coincideva con la loro festa cosiddetta del Sol Invictus.
A tal proposito il Vescovo siriano Jacob Bar-Salibi ebbe un’amara riflessione e scrisse così nel XII secolo: “Era costume dei pagani celebrare al 25 dicembre la nascita del Sole, in onore del quale accendevano fuochi come segno di festività. Anche i Cristiani prendevano parte a queste solennità. Quando i dotti della Chiesa notarono che i Cristiani erano fin troppo legati a questa festività, decisero in concilio che la vera Natività doveva essere proclamata in quel giorno”.
E Papa Leone I, nel sermone tenuto nel Natale del 460 d.C., così si lamentò: “È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei”.
Ma la domanda che ora si pone, ammesso che sia fondata la nascita di Gesù in Gemelli e non in Capricorno in coincidenza con la festa pagana del Sol Invictus, è se fu una decisione saggia di non tenerne da conto, poichè forse si sapeva, seppure con incertezza?
L’allusione alla battaglia di Maclodio, col coro della tragedia Il Conte di Carmagnola di Manzoni, è allusiva al tragico momento di una battaglia nei cieli raccontata da Giovanni evangelista nella sua Apocalisse (Ap 12,7-11):
Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo,
poiché è stato precipitato
l’accusatore dei nostri fratelli,
colui che li accusava davanti al nostro Dio
giorno e notte.
Ma essi lo hanno vinto
per mezzo del sangue dell’Agnello
e grazie alla testimonianza del loro martirio;
poiché hanno disprezzato la vita
fino a morire…»
Ecco il senso che ho colto nella difficile scelta di quell’imperatore romano Costantino nel 330 quando decretò per la prima volta il festeggiamento cristiano della nascita di Gesù facendolo coincidere proprio con la festività pagana del “Sol Invictus”.
Il “Natale Invitto” divenne cosi’ il “Natale Cristiano”. Ed è pur vero che Costantino non cambiò il suo credo religioso e restò il Pontefice Massimo di Roma degli dei pagani, anche se sul letto di morte, nel 337 aC, fu battezzato nel nome di Gesù Cristo.
Quella battaglia nei cieli dell’Apocalisse dovette avvenire in lui e ne dovette portare il segno fino alla tomba. E per liberarlo da quel peso, forse poteva servire tutt’altra decisione di papa Leone Giulio I, nel decidere nello stesso anno della sua morte di celebrare il natale di Gesù in un altro giorno, quello vero anche se incerto, e non per ragioni “politiche” per porre freno al credo pagano difficile da sdradicare, soprattutto nei romani.
E forse in questa ottica si potrebbe spiegare la saggia decisione di Dio di dare ricovero alla “donna vestita di sole” che aveva “partorito il figlio” destinato a sacri intenti di cui parla Giovanni nell’Apocalisse Ap12,1-6.
Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.
E il deserto dovette essere quello del Gesù terreno nato nel mese di luglio sotto il segno dei Gemelli, appunto, ma nessuno lo doveva sapere per sempre.
Chissà, ora che ne parlo pubblicamente, sia la fine di quel tempo stabilito di milleduecentosessanata giorni!
Mi domando ancora, a questo punto, come la prenderà il “drago“ che aveva perseguitato la “donna vestita di sole“, oggi allo scoccare della suddetta fine del tempo?
Ma sentiamo a tal proposito l’Apocalisse di Giovanni (Ap 12, 13-18):
Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d’acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca. Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù.
E si fermò sulla spiaggia del mare.
E cosa avvenne poi secondo Giovanni (Ap 12,9-10)?
«Chi ha orecchi, ascolti:
Colui che deve andare in prigionia,
andrà in prigionia;
colui che deve essere ucciso di spada
di spada sia ucciso.In questo sta la costanza e la fede dei santi.»
E se fosse quel Coronavirus la bestia di mare che oggi sta infestando la spiaggia della nostra Terra?
Le prime querelles
“Ho detto in precedenza: Sono astrologi e astronomi presi a scrutare il cielo del giorno di nascità di Gesù a Betlemme di Giudea, indisposti a sostenere che sia avvenuta il 25 dicembre, sotto il segno zodiacale del Capricorno. Essi affermano, forti di loro indagini e calcoli, che Gesù è nato invece sotto il segno dei Gemelli”.
Iniziamo perciò dalla querelle di un astrologo, Edward Snow con questo suo articolo del 27 dicembre 2013 su Astrology News Service[1]:
Gesù era un Gemelli?
Gli astrologi non vogliono essere considerati collettivamente come il Grinch [2] che ha rubato il Natale, ma le prove da fonti sia bibliche che storiche – e una mappa stellare del cielo antico – suggeriscono che Gesù sia nato molto prima dell’anno, molto probabilmente alla fine di maggio con il sole nel segno zodiacale dei Gemelli.
L’astrologa Christine Arens afferma che gli storici discutono in modo impressionante contro la data del 25 dicembre, quando la nascita di Cristo è tradizionalmente celebrata dai cristiani di tutto il mondo. Una data più probabile è il 29 maggio 7 aC, sostiene.
La Arens dopo aver sottolineato la testimonianza dei documenti storici da cui emergono importanti indizi temporali, come il pascolo delle greggi dei pastori di cui parla la Scrittura evangelica, che confermano la suddetta data del 29 maggio, si sofferma sulla visita dei re magi al Bambino Gesù. L’astrologa crede che la stella seguita dai re Magi non fosse un fenomeno astronomico come una pioggia di meteoriti, una cometa o una nova poiché nessuno è stato registrato durante questo periodo.
Più probabilmente, i Magi stavano anticipando una coincidenza estremamente rara di due cicli astronomici naturali: una congiunzione Giove-Saturno (che si verifica solo ogni 20 anni) nello stesso giorno di una luna nuova (congiunzione luna-sole). […] “Quando i pianeti coinvolti nella congiunzione sono i due più grandi giganti gassosi del sistema solare, possono illuminare il cielo notturno in modo spettacolare. Questo è ciò che Keplero osservò nel 1603 e ciò che gli antichi astrologi vedevano nel 7 aC ”. […]
Arens dice che le prove archeologiche confermano che gli astrologi degli antichi Magi erano matematici e astronomi competenti che capivano il ciclo di Saros, che identifica le posizioni delle lune nuove e delle eclissi e come queste posizioni si ripetono regolarmente. Gli astrologi dei Magi avrebbero capito che Gerusalemme – e la vicina città di Betlemme – era l’unica grande area urbana del mondo conosciuto dove sia il sole che la luna sarebbero sorti esattamente insieme sull’orizzonte orientale.
Questo, spiega, è il motivo per cui i Magi si sono recati a Gerusalemme.
“Gli antichi astrologi avrebbero considerato la coincidenza di questi due cicli un evento di grande importanza. Due imperatori romani che affermavano di essere “divini” dissero di essere nati esattamente all’alba. Una nascita all’alba della luna nuova sarebbe ancora più significativa.
“Con la luna nuova sull’orizzonte orientale di Gerusalemme sarebbe visto come portare il potere dei cieli al mondo fisico della terra”, dice.
Questo fissa l’ora della nascita di Cristo il 29 maggio 7 a.C. alle 5:36 del mattino con il sole, la luna e il segno che sorge all’orizzonte orientale tutti a 4 gradi dei Gemelli. Giove e Saturno sarebbero congiunti in alto nel cielo orientale (la Stella in “Est”) a 20 gradi dei Pesci.
“Sebbene forse non fosse il re terreno che i Magi cercavano, secondo quanto riferito, con questa combinazione Cristo nacque per essere un grande leader – un insegnante spirituale e un guaritore – destinato a servire l’umanità”, conclude Arens.
Fa seguito una seconda querelle, quella dell’astronomo Dave Reneke su “Sky and Space”, così riportata in un articolo sulla nascita di Gesù di The Telegraph il 9 dicembre 2008[3].
“Gesù è nato a giugno”, gli astronomi affermano
Gli astronomi hanno calcolato che il Natale dovrebbe essere a giugno, tracciando l’aspetto della “natale stella” che la Bibbia dice condotti i tre saggi a Gesù. 09 dicembre 2008 • 07:31 AM
Hanno scoperto che una stella luminosa che apparve su Betlemme 2000 anni fa indicava con esattezza la data della nascita di Cristo il 17 giugno anziché il 25 dicembre.
I ricercatori affermano che la “stella di Natale” era molto probabilmente una magnifica congiunzione dei pianeti Venere e Giove, che erano così vicini tra loro che avrebbero brillato in modo insolitamente luminoso come un unico “faro di luce” apparso all’improvviso.
Se essi hanno ragione, significherebbe che Gesù era un Gemelli, non un Capricorno come si credeva in precedenza.
L’astronomo australiano Dave Reneke ha utilizzato un complesso software per computer per tracciare le posizioni esatte di tutti i corpi celesti e mappare il cielo notturno come sarebbe apparso sulla Terra Santa più di 2000 anni fa.
Ha rivelato uno spettacolare evento astronomico all’epoca della nascita di Gesù.
La teoria di Dave Reneke, redattore di “Sky and Space“, in precedenza docente principale presso l’Osservatorio di Port Macquarie nel New South Wales, sebbene si fonda su dei rilevamenti astronomici diversi da quella precedente dell’astrologa Arens dell’articolo del Telegraph, sostanzialmente porta allo stesso indirizzo della nascità di Gesù, cioè al segno zodiacale dei Gemelli.
Terza querelle: Immaginette devozionali dell’Annuciazione della Vergine Maria col Sol in Virgine
Tutto passerebbe sotto gamba se non fosse per delle immaginette devozionali sacre circolanti nei due secoli passati, facente parte di una raccolta di un collezionista di Santini, l’avv. Biagio Gamba. Egli rileva che alcune imaginette dell’Annunciazione della Vergine Maria mostrano chiaramente l’insegna Sol in Virgine per far capire che la visita dell’Arcangelo Gabriele annunciante la nascita di Gesù avvenne al tempo del segno zodiacale della Vergine.
Di qui fa seguito un articolo di Biagio Gamba il 16 febbraio 2019[4] in cui dimostra che le immaginette in questione sono la prova che Gesù sia nato a maggio, dunque nel segno dei Gemelli.
Dunque da parte mia non posso che immaginare che in Europa nei secoli scorsi circolava la convinzione che Gesù è nato, appunto, nel segno dei Gemelli, e forse molti secoli prima.
In premessa Biagio Gamba dice:
Intanto è opportuno sottolineare – qualora ce ne fosse bisogno – che il 25 dicembre è una data del tutto convenzionale, con la quale si è indicato il Natale di Gesù a partire dal IV secolo, dunque ben 400 anni dopo la nascita di Cristo. Il motivo per cui i padri della Chiesa fecero coincidere il Natale Cristiano con la nascita del SOL Invictus pagano è ormai piuttosto noto: invece di sopprimere la festività pagana, operazione non facile e destinata al fallimento, si decise di sostituire il soggetto festeggiato.
Poi entra nel vivo del suo punto di osservazione
Se quanto detto è vero, anche il momento del concepimento di Gesù da parte dello Spirito Santo nel ventre virginale di Maria non può coincidere – come invece avviene nel calendario Liturgico – con il 25 marzo, giorno in cui la Chiesa ricorda appunto l’Annunciazione del Signore. Se il calcoliamo 9 mesi di gravidanza a partire da questa data, arriviamo al 25 dicembre, giorno di Natale. Se infatti è errato il giorno di nascita, è sbagliato anche quello del concepimento.
Stabilire dunque quale sia stato realmente il giorno in cui Maria ha partorito Gesù, vuol dire individuare il giorno in cui Egli è stato concepito. Impresa assolutamente difficile, se non del tutto impossibile, Considerato che l’unica fonte che riferisce dell’Annunciazione e dunque del concepimento di Gesù è il Vangelo di Luca (Lc 1,26-1-38), il quale però non specifica né il giorno, né il mese in cui ciò avvenne.
Fatta questa premessa necessaria, osservando alcune immaginette religiose, apprendiamo che il momento del concepimento, ovvero l’istante in cui Gesù si è incarnato nel ventre di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo, coincide con un periodo astrale ben preciso, cioè quando il sole si trova nella costellazione della Vergine: Sol in Virgine.
Sappiamo che questo periodo va dal 23 agosto al 22 settembre. Il che non ci consente di conoscere il giorno esatto della nascita, ma – dando per certi nove mesi di gravidanza – ci permette di dedurre che Gesù nacque presumibilmente nel periodo che va dal 21 maggio al 21 giugno.
Gesù sarebbe nato sotto il segno dei Gemelli.
Le querelles di Albrecht Dürer
Il frontespizio del libro Epitome in divae parthenices
Mariae historiam, Norimberga 1511
Oggi è un altro giorno e con l’intervento, mio tramite, di un eccezionale pittore, incisore, matematico e trattatista tedesco del 1500, Albrecht Dürer, si fa luce su quell’antico compromesso di celebrare la nascita di Cristo in coincidenza col solstizio d’inverno che ha dato origine a molte controversie, dato che le date di nascita di Gesù fornite dai Vangeli sono imprecise e di difficile interpretazione. Il Dürer, col suo autoritratto, e con le sue opere Melencolia I e il libro Epitome in divae parthenices Mariae historiam, Norimberga 1511, fa sua la stessa data di nascita del Cristo. Questa non coincide con il solstizio d’inverno del Sol Invictus pagano, cioè il 25 dicembre nel segno del Capricorno, ma con il 21 maggio nel segno dei Gemelli, in diretta relazione con la sua nascita avvenuta appunto il 21 maggio 1471.
È vero, non è vero, ma Albrecht Dürer è un testimone troppo importante perché è uno degli artisti più grandi di tutti i tempi, «paragonabile solo a Leonardo per intelligenza e vastità di impresa», commenta il noto prof. Vittorio Sgarbi, in un convegno a Segonzano di Val di Cembra il 7 marzo 2015. È vero, detto poi da lui, ci si può credere, accademia alla mano.
Dürer era abile nel concepire vere “equazioni” geometriche per dar forza alle trame espresse dalle sue opere ed è in questo senso che mi adopererò per farne mostra. Ma da dove gli veniva questa dote?
Da quel Sol Invictus pagano, che nella metà del IV secolo papa Giulio I ufficializzò quale data del Natale da parte della Chiesa cattolica, come tramandato da Giovanni Crisostomo nel 390:
«In questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu definitivamente fissata in Roma.».
O a quale altro sole Giovanni apostolo volle alludere nella sua Apocalisse, Ap 1,16?:
«Nella destra teneva sette stelle dalle bossa gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza.».
Ma cominciamo dalla querelle su Gesù, si può dire al suo nascere, cioè quando poco dopo il 1500, in particolare, Albrecht Dürer iniziò a lavorare a un nuovo importante progetto: la serie xilografica della Vita della Vergine.
Entro il 1505 portò a termine quasi tutte le tavole mentre l’intera serie fu completata tra il 1510 e il 1511, dopo il secondo soggiorno veneziano. Nel 1511 l’opera, dotata di frontespizio, fu pubblicata in forma di libro: Epitome in divae parthenices Mariae historiam, Norimberga 1511.
Albrecht Dürer non lascia nulla di intentato per fissare col bulino l’Annunciazione del Signore alla Vergine Maria con il Sol in Virgine. Ecco ora un testimonio scomodo sulla querelle in corso sulla data fatidica della nascita di Gesù.
Se così fosse questa voce sorge sin dalla sua nascita negli ambienti ben informati.
Notare il particolare dell’immagine del Vergine Maria in osservazione che è sempre sfuggito all’osservazione. Sembra l’escamotage cui ricorrono alcuni pittori del Rinascimento nel concepire immagini nascosti, note come pareidolie. Leonardo da Vinci ne parla ne “Il Trattato della Pittura“[5].
Sono in risalto alcune figure che ho interpretato come i segni dello zodiaco, cioè, iniziando da sinistra sono, i Gemelli, il Cancro, il Leone e infine la Vergine. Di qui la chiara intenzione di far capire che la nascita di Gesù è avvenuta nel tempo del segno dei Gemelli. Infatti iniziando dal segno della vergine intercorrono i famosi nove mesi della gravidanza della Madonna. E poi ancora un altro segno, legato ai suddetti quattro dello zodiaco appena esaminati, con la corona che cinge il capo di Maria Vergine, le cui quattro stelle superiori sono leggermente ingrandite rispetto alle altre.
Già tutto ciò ci basterebbe per non avere più dubbi sulla teoria, secondo la quale Dürer riteneva che Gesù fosse nato sotto il segno dei Gemelli, contro tutte le disposizioni ecclesiastiche e dei credenti, fino ad oggi, se non fosse per il fatto che questo era il suo cruccio. Per lui questo dovette diventare quasi morboso, ossessivo, da tradurlo in complicate meditazioni dal carattere matematico-geometrico. Lo dimostra l’immagine in cui Dürer è alle prese di più mattoni su cui incide, in vari modi, la sua firma posta su tutte le sue opere, e il numero fatidico 1511 che sappiamo (vedi fig.). Ed ecco la sua Pietra filosofale che lui bramava notte e giorno, e che si traduce nel riquadro di Melencolia I nelle rappresentazione della quadratura del cerchio. Infatti è il riquadro di Melencolia I a indicare con l’altezza il diametro del cerchio, e la base il lato del quadrato.
Il mattone düreriano della Vergine Maria
Tutto ha principio in Albrecht Dürer nei discussi “mattoni” dell’immagine delle sue note con la solita sua firma posta su tutte le sue opere. Doveva essere estremamente importante per lui il numero 1511 che è la data di esecuzione del libro Epitome in divae parthenices Mariae historiam, Norimberga 1511. E abbiamo appurato cosa comporta il frontespizio commentato in precedenza, cioè la sua convinzione che Gesù è nato nel segno dei Gemelli.
Ma se non fosse per il fatto che Albrecht Dürer è nato il 21 maggio 1471, tutto si esaurirebbe nelle querelles fin qui esaminate, senza avere alcun altro nesso con le altre sue opere d’arte, invece no. Altrimenti perchè tanto fissarsi dell’artista nelle diverse disposizioni dei “mattoni”, come dimostra la tabella delle sue note della figura sopra mostrata? Dunque questi fatti dovevano per forza maggiore riflettersi sulla sua opera “centrale”, Melencolia I, per le ragione esoteriche volte alla ricerca della Pietra filosofale, simbolicamente, giusto quel “mattone” mostrato in figura. E qui si comprende uno dei suoi autoritratti, un “Ecce Homo” con pelliccia che vuol mostrare di sé l’uomo puro dalla fede profonda che è stato illuminato da Luce Divina e spinto alla ricerca della Verità. Una illuminazione profetica che lo ha mosso al compimento di una missione.
In questo autoritratto Dürer vuol dimostrare di essere cosciente del proprio ruolo nel processo di evoluzione dell’arte. In esso egli adottò una posizione rigidamente frontale, secondo uno schema di costruzione utilizzato nel Medioevo per l’immagine di Cristo. Furono i neoplatonici vicini a Ficino a sostenere l’idea di un uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, riferita però non solo all’apparenza esteriore, ma anche alle stesse capacità creative dell’uomo. Perciò Dürer scrisse accanto al ritratto: “Io A. Dürer di Norimberga, all’età di 28 anni, con colori eterni ho creato me stesso a mia immagine”. Egli dovette credere fermamente, in virtù della coincidenza della data di nascita con quella di Gesù, di essere i predestinato artista di Dio.
Albrecht Dürer, figlio di un ungherese, viene considerato il massimo esponente della pittura tedesca rinascimentale. Egli fu un grandissimo incisore e la sua fama, come già accennato, è dovuta anche ai suoi studi e alle sue ricerche a carattere scientifico soprattutto in campi come la geometria, la prospettiva, l’antropometria e l’astronomia, quest’ultima testimoniata da una celebre carta celeste con polo eclittico. Fortemente influenzato dagli studi di Leonardo da Vinci, Dürer concepì l’idea di un trattato sulla pittura intitolato Underricht der Malerei con il quale intendeva fornire ai giovani pittori tutte le nozioni che egli aveva potuto acquisire grazie alla sua esperienza di ricerca, ma, come già detto, non riuscì però nell’intento che si era inizialmente prefissato. I suoi scritti ebbero molta importanza per la formazione del linguaggio scientifico tedesco, e alcuni trattati sulle prospettive e sulle proporzioni scientifiche del corpo umano risultarono utili ai cadetti pittori dell’epoca.[6]
Ma quale fonte dovette risiedere la sua forza nell’arte derivante dal potenziale supposto legame con Gesù? Albrecht Dürer non fu solo un artista famoso, come tanti altri del suo tempo. Egli fu il precursore commerciale delle sue opere, intese come prodotto industriale, tanto da poterlo assimilare ad un religioso disposto alla predicazione, le cui parole erano i suoi quadri, in gran parte soggetti religiosi. E le parole erano tante, considerato che derivavano da matrici xerigrafiche, meticolosi telai in metallo con l’incisione delle immagini.
Un importante quanto singolare aspetto dell’organizzazione mercantile di Norimberga da cui certamente Dürer trasse vantaggio – e che sicuramente gli rese più facile ricoprire il suo ruolo storico nel percorso dell’opera d’arte verso lo statuto di merce in vendita sul libero mercato – consisteva nel fatto che, a differenza delle altre principali città europee e già dalla metà del Trecento, essa non si basava più sul sistema corporativo, ma era gestita direttamente dal consiglio cittadino e presupponeva una notevole libertà di movimento fra le varie attività artistiche e artigianali. Questo permise al giovanissimo artista non solo di impiantare direttamente una sua autonoma attività commerciale, ma anche di controllare, come ormai sapeva, l’interoprocedimento di produzione delle xilografie, dal disegno alla tiratura, passando persino forse per l’incisione delle matrici.
Ma soprattutto, aspetto ancora più importante, Dürer dimostrò fin dai suoi esordi produttivi un acutissimo e assai creativo senso commerciale, certamente acquisito dalla lunga e assidua frequentazione dell’“impresa” Koberger: egli cercò ben presto di associare al già acquisito monopolio della produzione delle sue immagini la loro esclusiva distribuzione. Se infatti era riuscito ad affrancarsi dalla complessa suddivisione del lavoro propria delle botteghe dei grandi librai già dal 1497, egli aveva certamente imparato a conoscerne e sfruttarne le reti commerciali, sperimentando il colportage come metodo di vendita in villaggi e città di tutta Europa, approfittando del nuovo network che si stava costituendo intorno alla “merce-libro”– con le sue fiere specializzate, il suo sistema di agenti professionisti, e le sue strategie pubblicitarie – e tuttavia continuando ad essere presente nei tradizionali luoghi di vendita: fiere locali, tornei di caccia, feste religiose, mercati nelle piazze delle cattedrali, luoghi di pellegrinaggio .
In realtà, a partire dal 1506, dopo aver rischiato la bancarotta per colpa loro, Dürer non si servì più di agenti professionisti, ma preferì creare la sua personale, e meno rischiosa, rete commerciale: vendendo lui stesso le sue opere durante i suoi viaggi, organizzando il loro trasporto verso piazze straniere attraverso grandi mercanti come i Tuchers e gli Imhoffs o affidandole alla moglie, alla madre e alla domestica perché le vendessero sui banchi delle fiere di Augusta, Francoforte, Ingo-stald o nella stessa Norimberga, per esempio in occasione della Heilstumsmesse, la fiera annuale delle reliquie imperiali.[7]
Melencolia I, definiva querelle sulla nascita di Gesù – Il segno dei Gemelli
Era inevitabile che il compasso in mano all’angelo pensoso di Melencolia I, preso a meditare intensamente, cioè Albrecht Dürer, fosse il segno del gran regalo offertogli dal cielo, di farlo nascere nello stesso giorno della nascita di Gesù, cioè in Gemelli. Un fatto ormai appurato in questo scritto, a parte il fatto che tutti sanno che Gesù è nato ufficialmente nel tempo relativo al segno astrologico del Capricorno secondo i canoni ecclesiastici e su questo nessuno obietta. Di qui la mia intuizione di trovare appoggio con il cerchio zodiacale segnato in figura in cui è evidenziato il segno dei Gemelli racchiuso nell’arco formato dal compasso in mano all’angelo.
Il mistero del quadrato magico di Giove
L’ipotesi, quasi incredibile, sostenuta da Albrecht Dürer in Melencolia I, della sua nascita in Gemelli, la stessa di Gesù di Nazaret, si avvale di ulteriori prove derivanti da alcuni minuziosi riferimenti presenti sull’opera in questione, assolutamente evidenti e chiari. Vediamoli nel dettaglio ingrandito della clessidra con accanto il quadrato magico di Giove di Agrippa, corredato di mie indicazioni che comprovano quanto appena detto. (vedi fig.)
Iniziamo dalla cifra 1514 evidenziata in bianco sul quadrato magico di Giove, che è la data in cui Albrecht Durer completa l’opera Melencolia I in osservazione.
Poi più su ho evidenziato un’altra cifra, apparentemente complessa, che Dürer mette in relazione al livello della sabbia della clessidra (vedi fig.). Si tratta di un tempo che egli ritiene significativo per lui, dunque, non può che avere a che fare con la cifra segnata dai numeri 5, 10 e 11.
Siamo in piena decifrazione crittografica e se la cifra 1514 indica un certo anno, anche quest’altra indica la stessa cosa, tanto più che è in relazione al tempo segnato dalla clessidra accanto. A questo punto non è difficile capire che il numero 5, sostituendo lo 0 accanto, porta al numero 1511, chiaramente un’altra data.
Ma temporeggiamo (ma già si intuisce) a indagare su questa data che deve essere importante per Dürer, perché un altro riferimento importante, anzi fondamentale, si aggiunge a quelli appena esaminati. Si tratta della clessidra ancora, perché in cima ad essa Dürer ha intenzionalmente posto un segno che tanto rassomiglia all’apertura del compasso nelle mani dell’angelo, da cui è scaturita la mia ipotesi sulla nascita comune fra lui e Gesù, col quale si identifica tramite il suo autoritratto e prima ancora con il “mattone” legato alla Vergine Maria.
Cosa vediamo ora? Vediamo che anche qui è replicata la stessa apertura del compasso in questione, e questa in modo da segnare il settore astrologico Ariete, Toro e Gemelli corrispondenti alle cifre I, II e III in caratteri romani. In più è stato posto un fermo con un arpione.
Che significa questo? Vuol far capire che segnala il tempo in cui deve avvenire un fatto importante, naturalmente per Albrecht Dürer, poiché Melencolia I è un’opera autobiografica.
Di qui, associando questo segno con quello della data dell’anno 1511, arriviamo difilati al tempo in cui Albrecht Dürer esegue il frontespizio del libro sulla Vergine Maria che sappiamo, con la serie xilografica della Vita della Vergine. Entro il 1505 portò a termine quasi tutte le tavole mentre l’intera serie fu completata tra il 1510 e il 1511, dopo il secondo soggiorno veneziano.
In conclusione che riflessioni fare sul tentativo di Albrecht Dürer di servire la causa della verità sulla nascita di Gesù se pur celata come in un forziere nella sua arte?
Suggerisce Paul Valéry (1871-1945), scrittore, poeta e filosofo francese: «il pittore non dipinge quello che vede ma quello che si vedrà».
Rainer Maria Rilke (1875-1926), scrittore, poeta e drammaturco austriaco, dal canto suo aggiunge nella Lettera a un giovane poeta: «l’arte non risolve i problemi ma li rende più acuti».
Brescia, 22 marzo 2021
[1]Fonte: https://astrologynewsservice.com/news/was-jesus-a-gemini/
[2]Il Grinch è un personaggio immaginario, protagonista/antagonista di un romanzo omonimo, di fumetti e di alcuni film, creato nel 1957 dallo scrittore e fumettista statunitense Dr. Seuss. Il suo scopo principale è quello di rubare la festività e le celebrazioni del Natale alla cittadina di Chinonso .
[3]Fonte: https://ift.tt/397FYhg
[4]Fonte: https://ift.tt/3r8O2Vv
[5]Fonte: https://ift.tt/3tSBaEN
[6]http://it.wikipedia.org/wiki/Albrecht_D%C3%BCrer
[7]Fonte: Ilaria Andreoli – Dürer sotto torchio. Le quattro serie xilografiche e i loro riflessi nella produzione editoriale veneziana del Cinquecento, “Venzia Cinquecento”, 37 (2009), p. 5-135more Download (.pdf)
...continua sulla fonte https://ift.tt/3chxjv3 che ringraziamo.
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