Alla carriera.
Nata in Slesia nel 1937, Helga Schneider a quattro anni fu abbandonata insieme al fratello minore dalla madre, decisa a divenire ausiliaria delle SS e guardiana nei campi di concentramento. Il suo percorso esistenziale avrebbe potuto trasformarsi in un incubo, e invece è approdato alla salvezza grazie alla scrittura e all’attenta opera di testimone del passato. Dal 1995, anno di pubblicazione con Adelphi de Il Rogo di Berlino – il suo esordio autobiografico, un vero e proprio caso letterario – Helga Schneider è diventata una scrittrice di grande successo, e ha pubblicato numerosi libri spaziando dalla vita vissuta ai titoli per ragazzi. Il filo rosso che unisce tutte le sue storie è il dramma del nazismo, visto attraverso gli occhi dei giovani protagonisti. Ha pubblicato anche: con la casa editrice Adelphi, Lasciami andare madre(2001), L’usignolo dei Linke (2004); con Einaudi, Io, piccola ospite del Führer (2006) e Il piccolo Adolf non aveva le ciglia (2007). Con Salani ha pubblicato i libri per ragazzi: Stelle di cannella (2002), L’albero di Goethe (2004), Heike riprende a respirare (2008), Rosel e la strana famiglia del signor Kreutzberg (2010) e i romanzi per adulti La baracca dei tristi piaceri (2009) e I miei vent’anni (2012).
Motivazione di Ilaria Tagliaferri.
Helga Schneider vince il 59° Premio Ceppo per l’Infanzia e l’Adolescenza 2015 perché ha raccolto una sfida fondamentale per le giovani generazioni: “scrivere di guerra per costruire una cultura della pace che ancora non c’è”. E aggiunge: “i miei libri per ragazzi sono nati con l’impegno di avvicinare i giovani alla Storia del passato e farli riflettere su quello che è stato”. Così parla nella Ceppo Ragazzi Lecture, elaborata per l’occasione: “Scrivere per testimoniare contro ogni sopruso”. Per questo il Ceppo intende quest’anno premiare il valore della testimonianza affiancato a quello letterario nell’opera di una scrittrice che ha saputo narrare non solo l’orrore del Terzo Reich e “di una dittatura che si è resa responsabile di una guerra disumana e sanguinosa”, ma anche il rifiuto della violenza su bambini e adolescenti. La scrittrice, ponendo spesso al centro il tema dell’abuso, sottolinea che oggi è vissuto come un tabù del quale è difficile parlare ai ragazzi, mentre è necessario confrontarsi apertamente con esso – anche attraverso la scrittura e la lettura – per imparare a riconoscerlo e a difendersi.
Nata in Slesia nel 1937, Helga Schneider a quattro anni fu abbandonata insieme al fratello minore dalla madre, decisa a divenire ausiliaria delle SS e guardiana nei campi di concentramento, fra cui Auschwitz. Il suo percorso esistenziale avrebbe potuto trasformarsi in un incubo, e invece è approdato alla salvezza grazie alla scrittura e all’attenta opera di testimone del passato, pubblicando numerosi libri per adulti e ragazzi: il filo rosso è il dramma del nazismo, visto attraverso gli occhi dei giovani protagonisti. Ma fondamentali sono per lei le figure femminili: madri, figlie, ragazzine e bambine in lotta per riconquistare la dignità umana, che la guerra ha spazzato via. Guerra, madre, discriminazione, abuso, fuga, natura sono in sequenza le sei parole chiave che sintetizzano vent’anni e oltre di successi, da quando Il rogo di Berlino (Adelphi 1995) fu un eclatante caso letterario; da allora, lo sguardo privilegiato resta pur sempre quello dell’infanzia: i bambini sono i protagonisti assoluti, come se una parte di lei non fosse mai cresciuta “per non dimenticare”, come risponde Helga bambina al nonno Opa, mentre esita a uscire dalla cantina dove ha vissuto momenti drammatici che segneranno per sempre la sua esistenza.
Nata in Slesia nel 1937, Helga Schneider a quattro anni fu abbandonata insieme al fratello minore dalla madre, decisa a divenire ausiliaria delle SS e guardiana nei campi di concentramento, fra cui Auschwitz. Il suo percorso esistenziale avrebbe potuto trasformarsi in un incubo, e invece è approdato alla salvezza grazie alla scrittura e all’attenta opera di testimone del passato, pubblicando numerosi libri per adulti e ragazzi: il filo rosso è il dramma del nazismo, visto attraverso gli occhi dei giovani protagonisti. Ma fondamentali sono per lei le figure femminili: madri, figlie, ragazzine e bambine in lotta per riconquistare la dignità umana, che la guerra ha spazzato via. Guerra, madre, discriminazione, abuso, fuga, natura sono in sequenza le sei parole chiave che sintetizzano vent’anni e oltre di successi, da quando Il rogo di Berlino (Adelphi 1995) fu un eclatante caso letterario; da allora, lo sguardo privilegiato resta pur sempre quello dell’infanzia: i bambini sono i protagonisti assoluti, come se una parte di lei non fosse mai cresciuta “per non dimenticare”, come risponde Helga bambina al nonno Opa, mentre esita a uscire dalla cantina dove ha vissuto momenti drammatici che segneranno per sempre la sua esistenza.
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